Attualità - 18 febbraio 2022, 15:05

La "sconfitta" degli antibiotici? Uccide più di malaria e Aids. E in futuro potrebbe colpire 10 milioni di persone (all'anno)

Si chiama "resistenza antimicrobica" lo sviluppo e diffusione di geni nel DNA di microbi capaci di sconfiggere antibiotici: si stimano 1,2 milioni di morti all'anno per questo motivo

La resistenza antiantimicrobica mette a rischio la salute di milioni di persone

Secondo uno studio dell’Università di Oxford, la resistenza antimicrobica causa oltre 1,2 milioni di morti all’anno nel mondo, più di malaria o AIDS. L’Italia è stato il paese con più morti in assoluto nell’Unione Europea nel 2019: tra le 33.000 vittime europee, ben 10.000 erano italiani. 

In totale circa 5 milioni di persone muoiono ogni anno a causa di infezioni batteriche; questo numero lieviterebbe drasticamente con la disfatta degli antibiotici, uno scenario futuro quasi assicurato se il problema non venga risolto. Secondo l’OMS, si arriverà a 10 milioni all’anno entro il 2050, superando così il cancro.

La resistenza antimicrobica è lo sviluppo e diffusione di geni nel DNA di microrganismi – non solo batteri ma anche funghi e protozoi – che conferiscono loro la capacità di sconfiggere antibiotici e fungicidi. La fonte di questi geni “resistenti” si fa risalire per la maggior parte agli escrementi animali e umani, in particolare nei settori sanitario, agricolo e dell’acquacoltura. 

Uno studio finanziato dai governi anglo-americano ha rivelato che tra 100.000 e 200.000 tonnellate di antimicrobiali vengono usati ogni anno in queste industrie nel mondo. Inoltre, circa 70-90% di queste sostanze, una volta assunte, vengono espulse nelle feci di umani ed animali, andando quindi a contaminare le acque urbane e naturali. Una volta entrati in contatto con gli antibiotici, microbi naturalmente presenti negli apparati gastrointestinali e nell’ambiente, come nel suolo, nei fiumi e nelle falde acquifere, cominciano a sviluppare resistenza. 

Questi batteri non devono essere innanzitutto patogeni; quando una specie sviluppa geni resistenti, essi vengono passati ad altre specie attraverso un fenomeno chiamato trasferimento genetico orizzontale. E tra i destinatari di questi geni, è molto probabile che ci siano delle varietà di microrganismi che possono nuocere l’uomo.

Fonti minori di resistenza antimicrobica, ma comunque significative, sono le fabbriche stesse di antibiotici le quali – soprattutto in India, Cina, Corea e Croazia – rilasciano quantità ingenti di queste sostanze nell’ambiente. L’applicazione di pesticidi microbiali nelle coltivazioni contribuisce anche a questa minaccia alla salute pubblica.

Nei Paesi sviluppati, gli impianti di trattamento delle acque reflue urbane ed agricole sterminano la maggior parte dei microrganismi impedendo così la contaminazione di acque naturali e potabili. Tuttavia, alcuni batteri resistenti e composti antimicrobiali sono stati rilevati in acque trattate perfino dai sistemi più avanzati. È anche importante precisare che al momento non esistono leggi che impongono ai gestori idrici di monitorare e ridurre la resistenza antimicrobica.

La scoperta e produzione di nuovi antibiotici da parte dell’industria farmaceutica è andata a rilento negli ultimi due decenni e rimane al quanto inferiore al tasso di diffusione di geni resistenti nelle popolazioni di microrganismi. Senza misure forti ed immediate – come un uso più moderato e responsabile di antibiotici, più investimenti nella ricerca di nuovi farmaci e cure e un severo monitoraggio delle acque reflue – si va verso un futuro di continue epidemie batteriche.