La Cgil Piemonte chiede alla Regione di far applicare la L 194 (IVG) in tutti gli ospedali del Piemonte, garantendo così alle donne che decidono, in piena autonomia e consapevolezza, di esercitare il proprio diritto all’interruzione di gravidanza.
Ad oggi non solo a Torino, ma in numerosi ospedali delle provincie piemontesi l’alto tasso di obiezione di coscienza dei medici non garantisce alle donne la possibilità concreta di scegliere l’interruzione di gravidanza. L’iniziativa dell’Assessore Marrone di finanziare attraverso il progetto “Vita nascente”, le associazioni antiabortiste, è un’ulteriore conferma che la Regione Piemonte non intende applicare e rispettare la L.194 del 1978, da tempo sotto attacco da parte di chi pensa che la denatalità si combatta convincendo/costringendo le donne a fare figli.
Come dichiara Anna Poggio, della Segreteria Regionale CGIL Piemonte, ”sarebbe necessaria, invece, una politica che si occupi del sostegno alla genitorialità, di consultori pubblici che funzionino per le esigenze delle donne in tutto l’arco della propria vita, di asili nido accessibili e con orari adeguati alle esigenze di chi lavora, rispettando la autodeterminazione delle donne di scegliere se e quando fare figli. La linea della Regione antiabortista non si è manifestata solo oggi - sottolinea ancora Poggio - ma già nell’anno scorso consentendo l’ingresso delle associazioni antiabortiste nei consultori e ostacolando l’applicazione dell’interruzione di gravidanza con metodo farmacologico”.
La Cgil Piemonte manifesta la propria contrarietà a tale impostazione e chiama tutte le forze politiche presenti in Consiglio Regionale al rispetto di una legge fondamentale per la parità, la libertà e la sicurezza di tutte le donne.
"Bene il fondo vita nascente istituito dall’assessore regionale Marrone. Finalmente in Piemonte si dà la completa attuazione della legge 104 che prevede una parte di sostegno alla maternità mai applicata in Italia. E’ un altro passo in avanti perché le donne siano pienamente libere di scegliere senza condizionamenti, neppure di natura economica: abortire solo perché non si hanno risorse e’ stata già per troppo tempo una violenza che troppi colpevolmente dimenticano", commenta invece il deputato di Fratelli d'Italia Augusta Montaruli. "Ero curiosa di apprendere quali sarebbero state le critiche. Poi ho appreso che chi accusa di demagogia e’ l’assessore comunale Rosatelli, lo stesso che sostiene il registro delle coppie omogenitoriali per consapevole che le amministrazioni comunali non hanno alcun potere in merito per sola ideologia arcobaleno ed infatti persino lui e’ stato costretto a sospenderlo".
Sulla questione interviene anche Silvio Magliano, Presidente del Gruppo dei Moderati in Consiglio regionale: "Chi chiede a gran voce che il fondo "Vita Nascente" sia una misura universale, proprio come l'Assegno Unico, sta esprimendo esattamente anche il nostro desiderio e, dopo la necessaria sperimentazione, la nostra prospettiva: abbiamo detto fin dal primo momento che gli attuali 400mila euro sono un buon inizio, ma che i fondi dovranno progressivamente aumentare. Ci batteremo perché ciò avvenga. Dal primo momento abbiamo preteso che le risorse vadano nella loro totalità alle donne in condizioni di difficoltà economica, senza che un solo euro resti alle Associazioni".
"C'è un "inverno demografico" da affrontare e superare. L'Italia è, dal punto di vista delle politiche per la famiglia, clamorosamente indietro: impietoso, per esempio, il paragone con la "laica" Francia. È tempo di iniziare a lavorare per colmare il divario", conclude Magliano.