Moncalieri - 21 maggio 2022, 10:05

Da Moncalieri la speranza di Giammarco Sicuro per l'Ucraina: "Il Vaticano può tessere la tela della pace"

L'inviato della Rai, che ha presentato alla Famija Moncalereisa il libro “L'anno dell'alpaca”, confida in Papa Francesco. "Ho vissuto il dramma di un popolo che non vuole arrendersi. In futuro mi piacerebbe raccontare l'Africa"

Da Moncalieri la speranza di Gianmarco Sicuro per l'Ucraina: "Il Vaticano può tessere la tela della pace"

Lo abbiamo imparato a conoscere attraverso i suoi reportage sulla guerra in Ucraina. E prima ancora con i racconti della Spagna in lockdown, messa in ginocchio dal Covid, oppure dall'Afghanistan che si apprestava a tornare sotto il controllo dei talebani. Giammarco Sicuro, appena rientrato da Kiev, ha svestito i panni dell'inviato della Rai per venire a presentare alla Famija Moncalereisa il suo libro “L'anno dell'alpaca”, scritto durante il lungo periodo dell'isolamento imposto dalla pandemia.

La giovane assessora ai Diritti Alessandra Borello ha raccontato come lo abbia convinto a venire a Moncalieri: "Io che amo i social, avevo visto i suoi video dall'Afghanistan ed ero stata subito conquistata. Gli ho scritto, pensando che non mi avrebbe mai risposto ed invece Giammarco lo ha fatto: da lì è nata una corrispondenza e abbiamo iniziato a programmare questo incontro, arrivato solo adesso per via della guerra in Ucraina".

La pandemia vissuta in tre paesi e in tre diversi continenti

Ad ascoltarlo c'era un folto pubblico, oltre al sindaco Paolo Montagna e a diversi assessori. Dopo che il moderatore dell'incontro, il direttore del settimanale Il Mercoledì Mel Menzio ne ha raccontato brevemente la carriera, tocca finalmente a Sicuro, che parla della genesi del suo libro nato durante la pandemia ("un evento storico irripetibile, che ho vissuto viaggiando in tre paesi e in tre continenti per nove mesi") quando era appena partito per un viaggio in Perù, che lasciò con l'ultimo volo prima della chiusura delle frontiere per approdare in Spagna, visto che non era riuscito ad arrivare in Italia.

Dalla Russia a Kiev per raccontare il dramma della guerra

E quando sembrava che finalmente il peggio fosse alle spalle, ecco che il 24 febbraio arrivano le notizie delle bombe su Kiev: "La guerra ha preso tutti in contropiede, fu uno choc per tutti quella mattina. Ma io avevo già un visto giornalistico per andare in Donbass, una guerra troppo a lungo dimenticata", racconta Giammarco Sicuro. "L'inizio del conflitto lo ha vissuto da Mosca, "ma dopo aver visto i dissidenti nei primi giorni scendere in piazza. poi la non è stato più possibile lavorare: mi hanno fermato e quasi arrestato perché avevo ripreso delle contestazioni, poi la Duma (il parlamento russo, ndr) ha promulgato un legge per cui si rischiano 15 anni di carcere se se parla di guerra e non di operazione speciale, se si raccontano episodi non graditi al regime: a quel punto ho chiesto di andare in Ucraina, non volevo fare del giornalismo monco".

L'inviato Rai si è detto "conquistato dalla grande dignità degli ucraini, mi hanno più volte commosso, soprattutto per il grande sforzo collettivo di provare a tornare a una vita normale. Non ne ho trovato uno di loro che non sia pronto a lottare fino all'ultimo per liberare il proprio Paese". E su Zelensky dice: "Il presidente è un grande condottiero, da comico, pur con alcuni eccessi di retorica, si è trasformato in un vero leader, sempre in prima fila a guidare il popolo, a dare l'esempio".

La speranza di pace legata al Vaticano e a Papa Francesco

Fare l'inviato di guerra significa dover talvolta affrontare anche scelte delicate, Sicuro dice di non aver mai avuto dubbi: "Penso sia necessario mostrare sempre tutto, ma col tatto necessario, senza cercare il sensazionalismo. Ricordo la bimba bruciata dal napalm in Vietnam, quell'immagine fece il giro del mondo ma svegliò le coscienze e portò di fatto alla fine della guerra - sottolinea Giammarco Sicuro - Non stiamo raccontando storie di peluche, il dovere di chi fa informazione è far capire cosa stanno patendo le persone. Anche quando la realtà può essere cruda, il dramma va fatto vedere, con le opportune cautele: che senso avrebbe avuto andare all'ospedale di Emergency senza far vedere il sangue?".

La speranza di pace, per l'inviato del Tg2, è legata al Vaticano: "Troppi mediatori entrati in scena finora lo hanno fatto solo con altri scopi, invece c'è un profondo lavoro sotterraneo del Vaticano: la grande capacità comunicativa di Papa Francesco può portare a trovare un risultato per risolvere questo rebus". L'altra possibilità è legata al fatto che Putin faccia marcia indietro, "con il suo sistema che collassa nel medio termine, se l'Europa non mollerà il punto sulle sanzioni", ma per Sicuro la strada che porta alla pace può essere tracciata in primis dal Pontefice, con la sua riconosciuta leadership morale.

Il sogno di raccontare l'Africa

L'inviato della Rai ha poi svelato la sua passione smisurata per il viaggio e la fotografia: "Ho sempre voluto fare il giornalista ma non pensavo di fare l'inviato. Sono stato io a chiedere di andare agli esteri per raccontare le storie, le persone, non solo i drammi della cronaca". E poi svela un desiderio: "Mi piacerebbe in ottobre andare in Brasile per raccontare le elezioni e cosa significano per quel paese".

"E poi vorrei raccontare l'Africa, dove non sono mai stato". E fa notare come si tratti di un "un continente che si vede dedicare solo il 4% dello spazio sui giornali e in tv. Per questo non si capiscono i fenomeni migratori e certi problemi, perché non si conoscono quelle realtà". Quando avrà fatto anche questa esperienza, Moncalieri aspetta Giammarco Sicuro per un nuovo incontro.