Le dimissioni presentate giovedì dal premier Draghi, respinte dal Presidente della Repubblica Mattarella, che lo ha 'rimandato' alla Camera per una audizione decisiva mercoledì, aprono ad una crisi di governo definita 'insensata' da Confartigianato Torino: “Siamo in un momento storico straordinariamente complicato. La classe politica in modo bipartisan deve prendersi la responsabilità di garantire all’Italia, ai cittadini ed alle imprese la stabilità necessaria a gestire l’emergenza e costruire una prospettiva economica e sociale che guardi al bene comune: no a nuove elezioni ora”, dichiara il Presidente Dino De Santis.
"Cibo, energia, acqua e lavoro sono le emergenze"
“Ci auguriamo che si arrivi alla scadenza naturale della legislatura. Alle oltre 61 mila imprese artigiane torinesi e alle oltre 117mila piemontesi -prosegue De Santis - non mancano la capacità di resilienza e la volontà di ripartire dopo la crisi pandemica, ma sulla loro strada si moltiplicano ostacoli vecchi e nuovi. In questa estate rovente sono almeno quattro le grandi emergenze, scatenate o peggiorate dal conflitto in Ucraina, con le quali devono fare i conti: cibo, energia, acqua e lavoro. Non possiamo permetterci che i dossier governativi su questi temi subiscano uno stop”.
Confartigianato fa i conti: a rischio 50 miliardi e 250 mila posti di lavoro
L’ufficio studi di Confartigianato ha calcolato le conseguenze che potrebbero essere provocate dalla crisi di governo. Gli otto differenti effetti mettono a rischio 49,5 miliardi di euro, pari a 2,5 punti di PIL e delineano un rischio occupazione almeno per 253mila lavoratori in Italia.
In particolare, secondo l’analisi dell’ufficio studi la crescita degli investimenti si ridurrebbe di 5 miliardi di euro, verrebbero meno circa 11 miliardi di interventi contro il caro-energia per famiglie e imprese che pagherebbero anche 3 miliardi in più per il rialzo dei tassi di interesse sui prestiti bancari, dovremmo rinunciare a 3,9 miliardi di effetto espansivo della legge di bilancio 2023, mentre peserebbe per 3,6 miliardi la deviazione dal sentiero di riduzione della pressione fiscale.
E ancora, un incompleto raggiungimento degli obiettivi del Pnrr metterebbe a rischio 17,8 miliardi di finanziamenti Ue, il blocco dei crediti fiscali per i bonus edilizia peserebbe per 5,2 miliardi sulle imprese con la perdita di 47mila occupati e la minore domanda di lavoro e i mancati effetti espansivi della politica fiscale potrebbero mettere a rischio oltre 206mila persone, con un effetto recessivo complessivo su 253mila posti di lavoro.
De Santis: "Serve continuità nell'azione del Governo"
“Serve invece continuità – aggiunge De Santis – che garantisca la possibilità di trovare tutti assieme nuove politiche di rilancio per il Paese e per i diversi territori che lo compongono. Serve una visione chiara, impegni precisi e mantenuti con coerenza. Quello di cui non abbiamo bisogno sono i ‘passi indietro’, come nel caso della vicenda dei bonus edilizia che, dopo mesi di stop and go normativi, vede oggi migliaia di imprenditori con i crediti fiscali bloccati e in balia dell’incertezza. Ora la crisi di Governo rischia di fare altrettanto con tanti altri importanti dossier aperti”.
“Dalla tempesta del Covid - conclude De Santis - siamo usciti con la consapevolezza che l’Italia ha retto anche grazie a noi e che il nostro modello di impresa è stato determinante nel sostenere il tessuto economico e sociale italiano. Non saremmo imprenditori se non avessimo la forza di metterci alla prova ogni giorno. Quello che vogliamo è un Paese che sostenga con convinzione 4 milioni di ‘piccoli giganti’ coraggiosi che contribuiscono a fare dell’Italia la seconda manifattura d’Europa dopo la Germania e che si battono per restare competitive, nonostante tutto”.
Cellino (API Torino): "Politica irresponsabile"
“Non sono più accettabili in un Paese moderno come deve essere l’Italia, e a maggior ragione nel contesto che stiamo attraversando, comportamenti irresponsabili che avranno ricadute drammatiche sul sistema paese, sui cittadini e sulle imprese”. Così Fabrizio Cellino, presidente di API Torino e vicepresidente di Confapi, commenta la situazione che si è venuta a creare in Italia.
“La politica ha adesso il dovere di non fermare il processo avviato con il PNRR che è di fatto l’univo strumento anti ciclico da opporre alla crisi sistemica che ha colpito Italia e Unione Europea. Più in generale, il sistema produttivo italiano chiede con fermezza stabilità alle istituzioni e a chi le rappresenta”, ha concluso Cellino.