Cultura e spettacoli - 06 agosto 2022, 13:13

Statue di Palazzo Madama: a settembre partono i restauri “live”

Le quattro sculture di Giovanni Baratta che hanno “preso il volo”, sono ora in vetrina in piazza Castello e saranno presto visitabili al pubblico

Le quattro statue di Giovanni Baratta normalmente collocate sul tetto di Palazzo Madama sono tutte atterrate in piazza Castello. 

Collocate all’interno di un padiglione trasparente sono in attesa del restauro che avverrà “live” a partire da settembre. 

Ancora da definire le visite guidate che cominceranno in contemporanea al restauro. Le statue sono state trasferite “in volo” dal tetto fino a terra lo scorso 12 luglio. Giustizia, Liberalità, Magnanimità e Abbondanza sono state realizzate da Baratta in marmo di Brossasco, sono alte più di 4 metri, pesano oltre 3 tonnellate ciascuna e decorano la balaustra del corpo centrale di Palazzo Madama.

Furono sbozzate nel laboratorio dello scultore a Carrara, poi trasportate in pezzi separati via nave fino a Savona e, infine, condotte su carri trainati da buoi e muli a Torino, dove furono montate in opera e portate a compimento.

Raffigurano ermetiche allegorie del “Buon Governo” e dopo un innovativo intervento di taglio delle basi unico nel suo genere, sono state lentamente calate in modo spettacolare con un eccezionale sistema di gru dall’altezza di 27 metri in piazza Castello.

Lo stato conservativo delle statue è oggi piuttosto compromesso. Quella con maggiore degrado, anche strutturale, è la statua della Giustizia (la prima verso nord). L’opera fu già smontata e calata a terra una prima volta tra il 1846 e il 1847, in occasione dei lavori di consolidamento delle fondamenta del palazzo, diretti dall’architetto Ernesto Melano e realizzati per l’insediamento nell’edifico del Senato Subalpino.

L'aggressione degli agenti atmosferici, i danni bellici, gli antichi restauri incongrui, l’ossidazione dei perni in metallo che trattengono i singoli blocchi lapidei e i rifacimenti ottocenteschi in marmi diversi hanno causato un degrado diffuso e problematiche di conservazione evidenti anche nella tecnica costruttiva utilizzata dallo scultore settecentesco.