Attualità - 11 maggio 2024, 20:58

Selvaggia Lucarelli al Salto2024: "Le proteste Pro Palestina? Credo sia necessario farsi sentire in questo momento"

La scrittrice ospite del Salone per presentare il suo ultimo libro Il vaso di Pandoro: "Balocco voleva arginare l'errore di comunicazione, ma sono un colosso del settore dolciario, non si possono permettere certi errori"

Selvaggia Lucarelli tra le protagoniste della terza giornata del Salone

Anche Selvaggia Lucarelli, ospite del Salone del Libro, commenta la protesta Pro Palestina avvenuta questo pomeriggio di fronte agli ingressi del Lingotto Fiere. 

"Credo sia necessario farsi sentire in questo momento - spiega la giornalista e scrittrice - La stampa e i giornali coprono così poco le notizie su Gaza e sulla Palestina che l'unico modo per far sentire le voci dei gazawi che sono da mesi sotto le bombe dell’indifferenza più totale del mondo sia quella di manifestare anche in maniera a volte potente facendosi ascoltare".  

"Sono dalla parte di chi dà voce a chi non ha voce - aggiunge - Ci sono milioni di immagini postate sui social dai pochi giornalisti che sono dentro Gaza. Noi oggi sappiamo cosa succede lì solo grazie a quei pochi che sono lì dentro e a quei pochi giornali liberi che esistono e che raccontano". 

Lucarelli oggi è stata ospite della kermesse letteraria per presentare il suo ultimo libro, Il vaso di Pandoro, edito con PaperFirst. Nel libro, racconta attraverso due interviste a ex dipendenti delle aziende di Chiara Ferragni, cosa succedeva all'interno di questo sistema, chi prendeva decisioni, chi era in ufficio fisicamente. 

"Da come le venivano inviati i contratti a come si improvvisavano le riunioni a favore di telecamera che dovevano essere messe in onda per la serie, fino a quanta roba veniva messa in questo stanzone in cui c'erano tutte le cose che lei a casa non teneva e che le dipendenti potevano prendere". 

"Tutto questo - spiega Lucarelli - creava un legame con i dipendenti che venivano pagati abbastanza poco e ma rimanevano lì anche perché più volte da Damato si sentivano dire 'sappi che c’è la fila per lavorare con Chiara Ferragni'. Una sorta di ricatto perché dovevi essere felice di lavorare per la grande regina Chiara Ferragni".

Che idea si è fatta del ruolo di Damato in tutto questo? 
"Damato occupa un posto che era libero in azienda .Cioè quello di chi prende decisioni e di chi è operativo e di chi decide. Diventa accentratore e leader dell’azienda . Il vero problema è stato che da una parte ha l’intuito di comprendere quale fosse il tassello mancante, per cui Chiara Ferragni doveva diventare testimonial dei brand altrui,  guadagnare un sacco di soldi senza spenderne. Dall’altra si mette in testa che possa avere un posizionamento diverso da quello di prima. Da influencer di moda a quella dei paladina dei diritti civili. La vuole trasformare nella migliore alunna di Michela Murgia e quindi la investe di un ruolo che lei non ha gli strumenti per sostenere".  

Ha mai contattato Chiara o Fedez dopo lo scandalo? 

"Non ho contattato Fedez perché non avevo molto da chiedergli. Chiara Ferragni l'ho contattata, mi ha risposto l’avvocato dicendo che non aveva nessuna intenzione di rilasciarmi interviste e se volevo potevo mandarle qualcosa del mio libro che avrebbe commentato. Cosa che io non ho fatto".

E Balocco? 

"All’epoca avevo avuto una conversazione con Balocco che riporto per intero nel libro. Nella lettura delle mail tra Balocco e Ferragni emerge che Balocco voleva arginare l’errore di comunicazione. Non sono però un’azienda familiare, sono un colosso del settore dolciario, non ti puoi permettere questi errori".