Economia e lavoro - 17 maggio 2024, 07:00

Intervista Andrea Ranocchia: l’Inter, il razzismo e la pressione sui giovani calciatori

Andrea Ranocchia, nella sua intervista, parla soprattutto di Inter ma non disdegna di parlare di allenatori, di giocatori e della sua carriera, iniziata subito dopo il Triplete.

Andrea Ranocchia, ex difensore dell’Inter, racconta a lungo del suo rapporto con i nerazzurri, della sua carriera, del ruolo di allenatore, del razzismo e della pressione che vivono, nel bene e nel male, i giovani calciatori. Vediamo insieme quali sono state le sue parole.

Andrea Ranocchia, nella sua intervista esclusiva a sitiscommesse.com, parte subito a parlare di scudetto e di come, averlo conquistato nella stracittadina, abbia un sapore diverso. L’ex calciatore, infatti, dice: “l’importante era vincere, però vincere nel derby è ancora più speciale.” Alla domanda su quali derby siano rimasti più impressi nella sua memoria, Ranocchia, però, parla di un derby perso, quello contro il Milan nel 2011, anno del suo arrivo a Milano. Una stagione strana, quella, in cui l’Inter aveva rimontato, dopo una brutta partenza, fino ad arrivare a due punti dal Milan capolista. Quel derby, se vinto, avrebbe ribaltato la situazione ma “purtroppo è finita male, ma nel calcio funziona così, non può andar sempre tutto bene.”

Va anche detto, e Ranocchia conferma, che l’appuntamento con lo scudetto era più che immaginabile: “la rosa dell’Inter per me è ineguagliabile in Italia perché ha una rosa molto lunga, giocatori molto forti” ma, insomma, all’inizio dell’anno non si sa mai come andrà a finire.

Pensiamo, infatti, alla Champions League e al fatto che, effettivamente, nonostante una bella prestazione globale la squadra sia andata in tilt, sprecando molte occasioni e abbia perso ai rigori la sfida con l’Atletico Madrid. Ovvio, “c’è rammarico perché una squadra come l’Inter è costruita comunque per vincere” ma non si può pretendere, appunto, sempre di vincere.

Dirigenza, giocatori sorprendenti, esperienza all’Inter

 Ranocchia parla della dirigenza dell’Inter e dice che Marotta, Ausilio e Baccin “sono dei top player in quell’ambito perché con poco budget, trovare sempre ogni anno, dei giocatori di altissimo livello anche a parametro zero, come è successo negli ultimi anni, è difficilissimo”. Anche Zhang, il presidente, per quanto lontano, è sempre presente e quando ha preso “l’Inter era una squadra in difficoltà e in pochi anni è riuscito a riportarla ai vertici del calcio europeo e mondiale”.

Anche sui giocatori, Ranocchia non ha dubbi: Sommer e Thuram sono stati davvero pazzeschi: Sommer, arrivato quasi in sordina dal Bayern Monaco, si è fatto trovare sempre pronto e ha parato quando doveva parare: Thuram, che non era predisposto per quel ruolo, ha fatto gol e assist in tutta la stagione, non facendo rimpiangere un giocatore come Lukaku.

La sua esperienza all’Inter, comunque, è stata bellissima. Anche se è arrivato solo sei mesi dopo il Triplete di Mourinho, è stato accolto benissimo da tutti i giocatori anche se si parla di veri e propri miti del calcio. Gente come Zanetti, Milito, Cambiasso, Chivu, Samuel, Motta, lo hanno fatto sentire a casa. Lui, poi, che ha avuto la fortuna di giocare contro Del Piero, Totti e tanti altri si è sempre emozionato: Quando ti trovi a giocare contro il tuo idolo, che ci sei cresciuto da bambino è tutto strano, non ti sembra vero.”

 

Simone Inzaghi, offerta Juve, razzismo e nuovi giocatori

 Partendo dal presupposto che Ranocchia crede molto nel ruolo dell’allenatore moderno che non è messo lì solo per pensare ai moduli ma è un vero e proprio preparatore in grado, grazie ai suoi strumenti tecnologici, di migliorare le qualità di un giocatore, non si può non parlare di Simone Inzaghi. Inzaghi è, per Andrea, un uomo che “ha capito l’importanza di avere questi giocatori, è molto bravo a gestirli, nel senso che è un allenatore con cui si riesce ad entrare in confidenza, è empatico verso il giocatore.”

Questo, come per De Rossi, arrivato dopo l’esonero di Mourinho a sanare una Roma allo sbando, è un surplus incredibile. Creare un rapporto vero con i propri atleti permette di avere una squadra compatta, in grado di battere ogni tipo di avversario. Avere un legame con la squadra, poi, migliora le prestazioni. Nel 2014, a Ranocchia venne fatta una maxi offerta dalla Juventus. Il giocatore avrebbe guadagnato molto più che all’Inter ma rifiuta: “non ho nessun tipo di rimorso per la scelta che ho fatto, anzi, essere ricordato ad oggi dai tifosi interisti per come sono ricordato, per come sono accolto, per l’esperienza che ho avuto all’Inter e per il fatto che sono riuscito a vincere anche solo un campionato con l’Inter, per me ha ripagato tutto.”

Sul caso Acerbi/Juan Jesus, Ranocchia parla di un caso isolato perché, a dire il vero, tanto è stato fatto, anche grazie alla forte campagna di sensibilizzazione da parte delle istituzioni, su tutto ciò che è razzismo. Anche Maignan con la curva dell’Udinese è più che altro frutto di un problema culturale: “Queste nuove generazioni sono meno controllabili, le nuove generazioni cioè parlo di ragazzi dai 13-14 anni fino ai 25-28 anni, con l’avvento dei social hanno un buco di valori, di modi.”

Proprio sui giovani talenti, però, Andrea ha da dire qualcosa: “Il calciatore, ad oggi, ha pressioni dieci volte tanto di quelle che potevano essere 7-8 anni fa perché adesso con questi social il calciatore è raggiungibile subito, cioè in un secondo tu puoi raggiungere un calciatore nel mondo con un click, con un messaggio.” Questo comporta che il giocatore possa essere considerato una specie di Messi nell’arco di due partite o buttato giù, a mò di bidone, nello stesso tempo. Questo destabilizza il giovane atleta che, in effetti, risulta essere molto più aggressivo, sia in campo che fuori. Per questa ragione, Ranocchia spera che il figlio possa essere davvero un buon calciatore ma senza pressione, vuole che si diverta e basta, senza pensare a una possibile Serie A. Per il suo futuro, più o meno per gli stessi motivi, Ranocchia non si vede nel calcio. Si piace, infatti, sia come commentatore che podcaster e vuole godere dei frutti dei suoi investimenti passati. Il calcio, se mai dovesse essere comunque, sarà solo come allenatore.