L'imam Mohamed Shahin è libero. La Corte d'appello di Torino ha accolto la richiesta degli avvocati e ha disposto l'immediata liberazione dal Centro di Permanenza per il Rimpatrio di Caltanissetta.
Ad annunciare la novità sono i legali, che spiegano come Shahin esca dal Cpr "come richiedente asilo". L'imam aveva chiesto l'asilo politico, dopo che gli è stato revocato il permesso di soggiorno.
Se fosse stato rimandato nel paese nordafricano, è la tesi di chi ha dal primo giorno chiesto la sua liberazione, avrebbe rischiato concretamente di essere messo in galera e torturato. Anche perché la guida spirituale della Moschea Omar si è sempre espressa contro il regime del presidente Al-Sisi.
L'imam di via Saluzzo
Sposato e padre di due bambini nati a Torino, città in cui vive da vent'anni, è finito nel mirino delle autorità dopo un intervento pronunciato al megafono durante un corteo a favore del popolo palestinese. Era una manifestazione in cui si celebrava il cessate il fuoco temporaneo nella striscia di Gaza, a pochi giorni dall'anniversario del 7 ottobre. Le sue parole pubbliche, relative a quell'attacco nei confronti di Israele, secondo le autorità, avrebbero superato la soglia tollerata, scatenando l’iter per la sua espulsione. Il fermo era arrivato lo scorso 24 novembre. Ma oltre le dichiarazioni non è emerso quali fossero gli altri reati contestati all'imam. Anche perché il fascicolo era stato secretato dal Ministero dell'Interno nonostante i legali di Shahin avessero sempre dichiarato come negli atti forniti non vi sia mai stato alcun riferimento formale al segreto di Stato.
La solidarietà
Il caso aveva immediatamente generato una grande mobilitazione cittadina su diversi fronti per sostenere la liberazione della guida spirituale che per decenni ha rappresentato un punto di riferimento per il quartiere di San Salvario. Lo stesso quartiere che ha unito le diverse anime (dalla chiesa valdese, all'associazionismo più laico) e che nei giorni scorsi ha chiesto a gran voce giustizia a seguito del decreto di espulsione. Ma la solidarietà si era estesa con manifestazioni organizzate non solo a Torino (l'ultima appena due giorni fa), ma in tutta Italia.
Il caso arrivato in Parlamento
A sostenere la causa anche le interrogazioni parlamentari presentate da Alleanza Verdi Sinistra, Movimento 5 Stelle e Partito Democratico che richiedevano un accesso al dossier secretato dal Viminale. Il deputato Marco Grimaldi (Avs) aveva chiesto chiarimenti su un provvedimento ritenuto grave e opaco sospettando come l'espulsione fosse motivata politicamente, ma priva di adeguata istruttoria. Anche Chiara Appendino e Antonino Iaria (M5S) avevano denunciato i rischi per Shahin, cittadino integrato e incensurato, che potrebbe, però, aver avuto vita non facile in caso di espulsione in Egitto, così come Andrea Giorgis (PD) aveva chiesto chiarimenti in Senato.
"Resta il danno umano e civile"
Ora con la liberazione annunciata Alleanza Verdi e Sinistra parla di un atto: "gravissimo" accusando il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi di aver "costruito un decreto su basi inconsistenti, mentendo al Paese e alimentando un clima di sospetto verso una persona innocente e soffiando sul fuoco dell'islamofobia".
"La giustizia ha fatto il suo corso - è il commento del Vicecapogruppo di AVS alla Camera, Marco Grimaldi, la Capogruppo di AVS in Regione Piemonte, Alice Ravinale, e i consiglieri comunali di Torino di Sinistra Ecologista, Sara Diena ed Emanuele Busconi - ma il danno umano e civile resta. Ora il governo chieda scusa, cambi rotta e ritiri il decreto di espulsione".
Mentre la Cgil di Torino parla di "una vittoria per Shahin, per la comunità torinese, per lo Stato di diritto".
Montaruli (FdI) attacca la Corte d'Appello
Va invece all'attacco della Corte di Appello la parlamentare di FdI Augusta Montaruli che proprio a seguito delle dichiarazioni dell'Imam lo scorso 11 ottobre aveva chiesto al ministero di valutarne l'espulsione. L'accusa è di aver dato "sponda a chi ha manifestato per la liberazione dell'imam in maniera irresponsabile". "E' un epilogo sconcertante, - prosegue la deputata meloniana - che arriva proprio in un periodo dove il proselitismo pro Hamas sta mietendo vittime e ancor più lo sarà dopo una decisione che permetterà di tornare a capo di una moschea un personaggio ritenuto avente profili di pericolosità ben prima di questo ottobre, tanto da negargli la cittadinanza".
"Siamo di fronte alla resa della giustizia ai danni dei cittadini senza alcun elemento di diritto apprezzabile, a fronte di una prima pronuncia da parte della stessa Corte d'appello. Ecco perché vale la pena verificare maggiormente tutti i profili di questa vicenda" conclude la vice capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera.