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Cronaca | 15 dicembre 2025, 12:13

L'imam Mohamed Shahin è libero: per la Corte d'Appello può uscire dal Cpr di Caltanissetta

Ad annunciare la novità sono i legali, che spiegano come l'uomo esca dal centro di permanenza "come richiedente asilo"

L'imam di San Salvario trattenuto dal 24 novembre - Foto di Daniele Caponnetto

L'imam di San Salvario trattenuto dal 24 novembre - Foto di Daniele Caponnetto

L'imam Mohamed Shahin è libero. La Corte d'appello di Torino ha accolto la richiesta degli avvocati e ha disposto l'immediata liberazione dal Centro di Permanenza per il Rimpatrio di Caltanissetta.

Ad annunciare la novità sono i legali, che spiegano come Shahin esca dal Cpr "come richiedente asilo". L'imam aveva chiesto l'asilo politico, dopo che gli è stato revocato il permesso di soggiorno. 

Se fosse stato rimandato nel paese nordafricano, è la tesi di chi ha dal primo giorno chiesto la sua liberazione, avrebbe rischiato concretamente di essere messo in galera e torturato. Anche perché  la guida spirituale della Moschea Omar si è sempre espressa contro il regime del presidente Al-Sisi.

L'imam di via Saluzzo

Sposato e padre di due bambini nati a Torino, città in cui vive da vent'anni, è finito nel mirino delle autorità dopo un intervento pronunciato al megafono durante un corteo a favore del popolo palestinese. Era una manifestazione in cui si celebrava il cessate il fuoco temporaneo nella striscia di Gaza, a pochi giorni dall'anniversario del 7 ottobre. Le sue parole pubbliche, relative a quell'attacco nei confronti di Israele, secondo le autorità, avrebbero superato la soglia tollerata, scatenando l’iter per la sua espulsione. Il fermo era arrivato lo scorso 24 novembre. Ma oltre le dichiarazioni non è emerso quali fossero gli altri reati contestati all'imam. Anche perché il fascicolo era stato secretato dal Ministero dell'Interno nonostante i legali di Shahin avessero sempre dichiarato come  negli atti forniti non vi sia mai stato alcun riferimento formale al segreto di Stato.

La solidarietà

Il caso aveva immediatamente generato una grande mobilitazione cittadina su diversi fronti per sostenere la liberazione della guida spirituale che per decenni ha rappresentato un punto di riferimento per il quartiere di San Salvario. Lo stesso quartiere che ha unito le diverse anime (dalla chiesa valdese, all'associazionismo più laico) e che nei giorni scorsi ha chiesto a gran voce giustizia a seguito del decreto di espulsione.  Ma la solidarietà si era estesa con manifestazioni organizzate non solo a Torino (l'ultima appena due giorni fa), ma in tutta Italia. 

Il caso arrivato in Parlamento

A sostenere la causa anche le interrogazioni parlamentari presentate da Alleanza Verdi Sinistra, Movimento 5 Stelle e Partito Democratico che richiedevano un accesso al dossier secretato dal Viminale. Il deputato Marco Grimaldi (Avs) aveva chiesto chiarimenti su un provvedimento ritenuto grave e opaco sospettando come l'espulsione fosse motivata politicamente, ma priva di adeguata istruttoria. Anche Chiara Appendino e Antonino Iaria (M5S) avevano denunciato i rischi per Shahin, cittadino integrato e incensurato, che potrebbe, però, aver avuto vita non facile in caso di espulsione in Egitto, così come Andrea Giorgis (PD) aveva chiesto chiarimenti in Senato.

"Resta il danno umano e civile"

Ora con la liberazione annunciata Alleanza Verdi e Sinistra parla di un atto: "gravissimo" accusando il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi di aver "costruito un decreto su basi inconsistenti, mentendo al Paese e alimentando un clima di sospetto verso una persona innocente e soffiando sul fuoco dell'islamofobia".

"La giustizia ha fatto il suo corso - è  il commento del Vicecapogruppo di AVS alla Camera, Marco Grimaldi, la Capogruppo di AVS in Regione Piemonte, Alice Ravinale, e i consiglieri comunali di Torino di Sinistra Ecologista, Sara Diena ed Emanuele Busconi - ma il danno umano e civile resta. Ora il governo chieda scusa, cambi rotta e ritiri il decreto di espulsione". 

Cinzia Gatti - Daniele Caponnetto

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