Politica - 10 dicembre 2017, 12:58

Barriera di Milano: la piazza di fronte all’ex Incet sarà intitolata a Teresa Noce

La candidatura della politica ha ricevuto 47 voti, tra Consiglio dei ragazzi, Consiglio circoscrizionale e cittadini

Barriera di Milano: la piazza di fronte all’ex Incet sarà intitolata a Teresa Noce

Terminato il ciclo di votazioni per l’intitolazione della piazza di fronte all’Open Incet. “Siamo giunti alla conclusione di un percorso partecipato, culturale ed emozionante – ha dichiarato il consigliere Antonio Ledda – di cui lo spoglio stesso è stato toccante”.

“Grazie innanzitutto ai consiglieri e alle associazioni, per il loro paziente lavoro, e al consigliere Ledda che ha seguito i lavori giorno per giorno – ha continuato la presidente, Carlotta Salerno –, a tutti coloro che hanno votato e deciso di partecipare a questo momento democratico e molto emozionante e a chi, infine, ha sempre creduto in questo percorso appassionante, che, a prescindere dalla scelta finale, ha proposto tre nomi di estremo livello”.

A dare il nome alla piazza di fronte all’ex fabbrica di cavi elettrici in via Cigna, l’Incet, sarà la politica Teresa Noce, candidata proposta insieme a Martin Lutero e a Emma Strada, la prima donna a essersi laureata in ingegneria in Italia nel 1908.

Teresa Noce nasce nel 1900 a Torino, proprio nella zona nord che presto vedrà il suo nome comparire nella toponomastica urbana, da una famiglia poverissima. È per questo costretta a lasciare gli studi per contribuire al bilancio familiare – il padre ha abbandonato la famiglia quando lei era ancora bambina. Tuttavia, Teresa Noce è curiosa e desiderosa di apprendere ed è una forte appassionata della lettura, conosciuta, da autodidatta, dapprima attraverso il quotidiano che talvolta la madre acquistava, poi tramite i libri presi in prestito in qualche bancarella torinese.

Cambia, però, posto di lavoro molto spesso, perché insofferente nei confronti dei soprusi di cui, sovente, era vittima con le sue colleghe, e nel 1911 partecipa al suo primo sciopero insieme alle sarte, che domandavano miglioramenti salariali e di orario. Di lì a breve, segue le orme del fratello operario, andando a lavorare come tornitrice presso la FIAT Brevetti e avvicinandosi alle idee socialiste. Al ritorno degli uomini dal fronte, in seguito alla conclusione della prima guerra mondiale, ottiene una prima vittoria importante per le lavoratrici: è, infatti, la rappresentante della richiesta di indennizzo per il licenziamento delle stesse.

Ancora, nel 1918 si impegna nel Partito socialista italiano – PSI – e fonda, nel 1919, il Circolo giovanile socialista torinese, con altri compagni. Nel 1921 aderisce al Partito comunista d’Italia – PCd’I – e, in seguito all’ingresso dello squadrismo fascista sulla scena torinese, si impegna nella difesa delle organizzazioni comuniste, partecipando alle attività della Federazione giovanile comunista – FGCI – e curando anche la pubblicazione della rivista Voce della gioventù, un foglio semilegale che, presentandosi come rivista genericamente giovanile, ha potuto continuare a uscire, mentre gli altri giornali comunisti erano stati sospesi dalle autorità.

Dopo gli anni trascorsi a Mosca e a Parigi, dove avvia un periodo di lotta partigiana, è catturata dalla polizia francese e consegnata alla Gestapo nel 1944, per essere internata prima nel campo di concentramento di Ravensbrück e poi in quello di Holleischen, dal quale viene liberata dai partigiani polacchi solo alla fine della guerra.

Rientrata in Italia, è una delle 21 deputate dell’Assemblea Costituente, diviene membro del Comitato dei Settantacinque che ha scritto la Costituzione ed è eletta alla Camera nelle prime due legislature repubblicane. Sua la promozione della legge 26 agosto 1950, n. 860, per la tutela delle lavoratrici madri, e sua l’invenzione dei cosiddetti “Treni della felicità”, per i bambini abbandonati a se stessi, orfani o residenti in zone distrutte dai bombardamenti, dalle calamità naturali o soggette a epidemie, dove regnavano fame e disoccupazione: grazie al suo atto di solidarietà, questi sono stati ospitati da famiglie contadine nei paesi del reggiano, del modenese e del bolognese, dove sono stati rivestiti, curati e mandati a scuola.

Teresa Noce muore a Bologna il 22 gennaio 1980. Ma presto riprenderà a vivere tra le vie del quartiere che, più di un secolo fa, le ha dato i natali.

Roberta Scalise

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