T Vernìce inizia a suonare la chitarra a 13 anni, rockeggiando da capellone anni Settanta, poi suona il basso per tre anni in una band punk rock. Dopo una lunga pausa ritorna alla musica scrivendo canzoni. Inizia così il nuovo percorso da cantautore che lo porta a pubblicare l’Ep “pòst-“ nel quale racconta se stesso in modo ironico. Al momento sta lavorando al secondo disco, è in fase di pre-produzione, che si preannuncia firzzantino.
T Vernìce esordisce musicalmente in un band punk rock per poi passare al cantautorato, come è avvenuto questo cambiamento?
Ho iniziato a suonare la chitarra a 13 anni ed ero un capellone alla Ritchie Blackmore, facevo gli assoli con le pentatoniche blues. A un certo punto due miei amici mi hanno chiesto se avevo voglia di suonare il basso in una band punk rock di pezzi originali e io ci ho suonato per 3 anni incidendo due Ep. Finita l’esperienza con i Trigger Boys (nome migliorabile, ma eravamo degli adolescenti) ho avuto un lungo periodo in cui non ho partecipato a progetti musicali, suonando poco e niente. A un certo punto un mix di noia, amore, Gipsy Jazz, libri, crisi, ampie maggioranze, 2014, infanzia trascorsa con programmi tv Mediaset e tante altre cose mi ha portato a scrivere canzoni senza averle mai scritte e a cantarle in giro senza aver mai cantato.
Perchè T Vernìce?
Toni Vernice deriva da un semplice involontario storpiamento del vero nome attuato da un tizio ubriaco ad una festa. È una storia molto poco interessante. T è banalmente la prima lettera del nome Toni. Poi ho deciso di aggiungere l’accento su Vernìce per differenziarlo dal nome di una band degli anni Novanta, i Vernice. Anche qui, come nel punk-rock, col nome si poteva fare meglio.
Cosa ispira la scrittura dei tuoi testi?
Molto spesso sono autobiografico ma a volte cerco di evitarmi, concentrandomi sulla forma e sulla bellezza di alcune parole. Mi ritengo un cantautore non impegnato dal momento in cui non mi capita di parlare di cose “serie” come politica, storia o geografia. Non faccio questo non perché non lo trovi giusto o non lo voglia fare, ma perché non saprei farlo in maniera efficace unendo musica e parole, almeno non in questa fase. Io non scrivo di cose che non conosco(bene)! Semi-cit. E a malapena conosco me stesso.
Parlaci del tuo primo Ep.
Nel 2016, dopo essermi trasferito a Torino da Bologna, ho conosciuto dei giovani ragazzi di Ivrea (Cima, Luca e Claudio) con cui ho iniziato a suonare e che si sono interessati ai miei brani: da questo incontro è nato pòst-. È stato inciso nel garage di Claudio con l’immenso aiuto di Mario, Tomino elettrico aggiunto come sound engineer e producer. Fino a quel momento qualcuno mi conosceva per brani totalmente demenziali, fra dichiarazioni d’amore a noti personaggi dello spettacolo a Daini sintetici: l’EP è composto da canzoni non dichiaratamente demenziali ma che mantengono in parte quello spirito. È rimasto un prodotto abbastanza di nicchia.
Stai lavorando ad un nuovo disco, in quale fase sei? Ci sveli qualche anticipazione?
Dal mio incontro con Luca e Lillo dell’associazione DEWREC nell’estate del 2017 nasce l’idea di uscire con un disco, il primo, di brani tutti ineditissimi tranne uno. Sto lavorando da qualche mese alle pre-produzioni con Lillo e ci stiamo divertendo di brutto. Qualche anticipazione? I brani nuovi sono molto sinceri, e negli arrangiamenti stiamo cercando di mantenere questa linea: facciamo il cavolo che vogliamo e a entrambi piacciono i pezzi che abbiano groove. Di conseguenza posso affermare che di sicuro sarà un disco frizzantino.
La tua Torino musicale e non.
Il primo impatto con Torino è stato terribile, a me piacciono le città disordinate e confusionarie di solito. Dal punto di vista musicale è stata dura perché non ero un asso a vendermi come cantautore. Andavo nei locali dicendo “Ciao, io sarei un cantautore...”, e loro chiaramente mi cestinavano. Aver mandato l’Ep in DEWREC, associazione di cui faccio parte e che si sta inserendo bene nel giro, è stato fondamentale per il mio percorso: se a Luca non fosse piaciuto pòst- la mia Torino, musicale e non, non sarebbe stata la stessa. La musica mi ha permesso poi di vivere la città più a fondo, in lungo e in largo, e di vivere i luoghi e le persone che poi sta tutto lì. Ora Torino è un’altra mia casa, come lo possono diventare tutte le città del mondo se le vivi tanto e bene.
News, live in programma, appuntamenti.
Nei prossimi mesi mi dedicherò principalmente alle pre-produzioni del disco suonando in solo saltuariamente, ma c’è una data molto importante a Febbraio, da Emilia, il giorno di S. Valentino. Sarà un concerto romantico per quelli che festeggeranno da soli, per quelli che festeggeranno con il proprio partner ma soprattutto per quelli che festeggiano tutti i giorni o non festeggiano mai e cioè quasi tutti incluso me.