Nuove Note - 12 maggio 2024, 11:42

Dosr, tra tristezza e sarcasmo esplora il carattere effimero delle cose

L'artista nasce facendo graffiti e si avvicina al rap collateralmente, la sua passione per la scrittura lo porta a cimentarsi con i versi

Dosr, tra tristezza e sarcasmo esplora il carattere effimero delle cose

Dosr, tra tristezza e sarcasmo esplora il carattere effimero delle cose

Dosr nasce facendo graffiti e si avvicina al rap collateralmente, la sua passione per la scrittura lo porta a cimentarsi con i versi. Dopo il trasferimento a Torino conosce Rakno, artista che ascoltava da ragazzino, l’aver sentito un po' di roba che aveva nel telefono lo ha incoraggiato ad andare in studio a registrare. Da lì non ha più smesso. Torino Boudoir è il suo primo EP solista, distribuito da Radiobluenote.

Il titolo riprende l'opera del Marchese Desade "La filosofia nel boudoir", dove il filosofo immaginava una serie di dialoghi su temi morali e politici tra vari personaggi, inframmezzati da scene di sesso a tratti sadico e perverso tra gli stessi. Allo stesso modo infatti, Dosr si pone come osservatore partecipante cinico e disilluso della metropoli, delle relazioni umane e delle convinzioni della sua generazione postmoderna.  

Come si è avvicinato Dosr al rap e perché si chiama così? 
Il progetto Dosr nasce dai graffiti. Ho iniziato a dipingere nel 2010 e ho cambiato vari nomi prima di arrivare a questo, che ora mi porto dietro da tredici anni. Inizialmente era DOS (Denial of Service), sigla che in informatica definisce un attacco informatico, ma che letteralmente in italiano si traduce "rifiuto di servizio". Mi piaceva l'idea di non servire, di essere inutile. Mi sono avvicinato al rap come conseguenza della passione per i graffiti. All'inizio ascoltavo quello che mi passavano i ragazzi più grandi con cui disegnavo: vecchi dischi di Kaos, Colle der Fomento, Brokenspeakers, Sano Business, ecc. Poi ho iniziato a seguire la scena locale, andavo ai concerti a Collegno e sentivo rappare i ragazzi di zona. Ci si sentiva rappresentati ad un altro livello. Da allora ho sempre scritto barre e fatto freestyle, ma non pensavo che avrei davvero fatto dei dischi. Quando mi sono trasferito a Torino ho conosciuto Rakno, che ascoltavo da quando ero ragazzino. Ha sentito un po' di roba che avevo nel telefono e mi ha incoraggiato ad andare in studio a registrare. Da lì non ho più smesso.  

Cosa ispira la scrittura dei suoi testi? 

Ho sempre avuto una passione per la scrittura da che io ricordi. Da bambino scrivevo racconti, mi ispiravo ai libri che leggevo e ai miei fatti personali. Non è cambiato molto, è da queste cose che attingo. Banalmente, se decido razionalmente di scrivere qualcosa, il risultato è quasi sempre peggiore di quando tutto viene fuori da sé, di pancia. Credo sia questo che amo di più della scrittura in versi: mi costringe ad essere almeno un po' irrazionale per essere soddisfatto.  

Il suo Ep, Torino Boudoir, si rifà ad un’opera filosofica che tratta temi sociali e politici. Cosa collega questa al suo lavoro discografico? 
Ho sempre pensato che se avessi fatto un disco avrebbe avuto un sostrato filosofico. Nel periodo in cui ho scritto la title track stavo leggendo il Marchese Desade. C'è questo libretto, "La filosofia nel boudoir", che mette in scena dialoghi filosofici tra personaggi bizzarri ed estremisti, che tra una discussione e l'altra si dànno a feste, orge e bestemmie, per poi tornare a riflettere sui principi morali e politici, come se nulla fosse accaduto. Lo sentivo vicino nella mia scoperta di Torino: un grande salotto borghese pieno di opinionisti, attivisti, idealisti - che la sera sono tutti in ginocchio in bagno, per un motivo o per l'altro. La cosa bella del Marchese è che non si prende mai sul serio fino in fondo, non si sa mai se nasconda la sua opinione in uno dei personaggi, né in quale, e non appena si crede di averlo capito, quel personaggio diventa grottesco, subito si contraddice e viene smentito da un altro. L'essenza della sua opera è l'impossibilità di una vera comprensione definitiva. è stato amore a prima vista. 

All’interno dell’Ep troviamo diverse collaborazioni con vari producer, come si incastra un brano con il produttore più adatto? 
Quasi tutti i pezzi sono stati scritti prima che ci fosse un beat su cui metterli, è un'abitudine che mi porto dietro da quando scrivevo da solo. Una volta selezionati una serie di brani che avrebbero composto il disco, ho iniziato a chiedere delle strumentali ai producer con cui ero a contatto in quel periodo. Per alcuni pezzi è stato immediato: sentito il beat, registrato le strofe, fine del discorso. Per altri è stato un percorso più lungo, fatto di tentativi ed esperimenti, perchè avevo delle esigenze particolari. Tuttavia la scelta delle atmosfere che il disco doveva avere non è mai stata razionale, ma dettata da ciò che ogni singolo brano doveva restituirmi a livello emotivo. Se questo disco ha una qualche coesione dal punto di vista del suono, (fermo restando che ci sono evidenti oscillazioni) non è dato da una ricerca stilistica o dall'impronta che io ho voluto dargli, ma dal fatto che il periodo e le cose che sto descrivendo nei testi "hanno quel suono", per me. 

Il rap oggi a Torino, riflessioni su questa scena musicale? 
Parto premettendo che la vera e propria scena rap di Torino la sto vivendo da vicino da meno di due anni, perciò si prenda la mia come una semplice visione soggettiva. Torino è una roccaforte underground e questo ha pro e contro. C'è movimento, ci sono tantissimi eventi, artisti molto forti, e quando ci si conosce di persona sono tutti molto interessati ad interagire. Il lato negativo è che artisti anche bravissimi fanno fatica ad uscire dalla nicchia con le proprie sole forze, sembra che la città non ti porti molto più in là di sé stessa. Pare che l'attitudine che questo luogo imprime alle penne dei suoi figli non sia per tutti. Ci sono persone che restano indipendenti e fanno tour italiani con il rap, ma pochi partono da Torino e sicuramente meno di quanti lo meriterebbero. Io personalmente ho avuto la fortuna di entrare nel collettivo Radiobluenote, composto da artisti con anni di underground sulle spalle, del calibro di Davide Bava e Brattini, dai quali ho imparato tantissimo, con cui ho fatto due dischi e suono in giro ogni mese - ma non so cosa avrei potuto fare da solo.  

La sua Torino musicale e non?
La mia Torino non è solo un salotto finto borghese, a dirla tutta. È una città chiusa in sé stessa, per molti versi è vero, ma è anche multiculturale, piena di vita e di ragazzi che vengono da ogni posto del mondo e si trovano benissimo. Forse io mi concentro troppo sulle persone, ma è questa la mia città: indipendente ma aperta, mistica ma disillusa, nera ma antifascista.  

News, appuntamenti, live in programma?
Il 16/05 il collettivo Sinapsi porta a Torino Moder, un rapper romagnolo che stimo molto e che cito in Torino Boudoir. Mi trovate in apertura al suo live al Bunker, insieme a Colli e DJ Nosci, con i quali abbiamo organizzato diverse giornate di musica all'aperto sotto il nome collettivo di Furgo Funk. Il 19/05 ci trovate come Radiobluenote al Da Giau a Nichelino e il 25/05 allo Zac a Ivrea. Siamo tutti all'opera per portare nuovi dischi e nuovi eventi su Torino e dintorni, quindi consiglio vivamente di seguire Radiobluenote e Furgo Funk per tenersi aggiornati. Ci sono delle sorprese in arrivo che non posso rivelare ma che gli appassionati gradiranno sicuramente.

Federica Monello

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