Montecatini Terme ha ospitato la X edizione di Matti per il calcio, la rassegna nazionale dei centri di salute mentale ideata da Uisp. Per tre giorni la cittadina toscana è stata lo scenario in cui 16 squadre di calcio provenienti da tutta Italia, si sono contese il titolo, che nel 2015 era stato conquistato dalla formazione torinese “Fuori di pallone” che quest’anno si è dovuta accontentare del secondo posto. Ma le classifiche in questa vicenda sono molto secondarie, la manifestazione di Montecatini è una delle tante rappresentazioni di come l'Uisp intende lo sport.
Abbiamo chiesto a Massimo Aghilar responsabile del progetto in Piemonte di parlarci di questo importante progetto. "MATTI PER IL CALCIO UISP è un progetto che è partito da Roma e Torino e si è esteso su tutto il territorio nazionale realizzando obiettivi e risultati che dieci anni fa sembravano molto ambiziosi per il nostro paese. Grazie alla metodologia Uisp, al suo modo di intendere, proporre e organizzare lo sport, il calcio in questo caso (ma ci sono tanti altri esempi come la pallavolo... sempre Uisp) è ufficialmente entrato a far parte, sia dal punto di vista scientifico che dal punto di vista della reputazione sociale, delle pratiche per vincere le tante sfide che Basaglia più di trent'anni fa indicava nella sua letteratura e nelle sue pratiche sulla psichiatria di comunità. Una modalità di pratica, quella proposta e realizzata da Uisp che non solo svolge egregiamente il suo compito riabilitativo dal punto di vista psico-sociale, ma soprattutto contribuisce a rompere gli steccati della solitudine che sempre più isolano chi soffre di patologie psichiatriche e a rafforzare la capacità comunitaria nel farsi carico del proprio benessere. La rassegna nazionale conclude un anno in cui l'Uisp ha organizzato in tutta Italia, da settembre a maggio, tornei di calcio rivolti a squadre formate da persone in carico ai servizi psichiatrici e dai rispettivi operatori socio-sanitari. E' un calcio bello e appassionato quello che si vive e si gioca (anche da spettatori) e oltre ad essere un "bagno" di relazioni e di vita, comporta un duro e serio lavoro a cui sono chiamati gli operatori dei rispettivi servizi e tutti i calciatori coinvolti. Un lavoro di cura e di riabilitazione che passa attraverso l'allenamento costante, il rispetto delle regole fuori e dentro il campo, il rispetto dell'altro e degli impegni, la cura di se, la faticosa esposizione delle proprie fragilità messa in gioco nella fiducia verso l'altro. Negli anni l'Uisp insieme ai Dipartimenti di Salute Mentale hanno costruito un grande e importante movimento che si è speso non solo nella pratica sui campi da gioco, ma soprattutto per far conoscere e promuovere le potenzialità di pratiche di comunità come questa."
Le storie dei tanti protagonisti di questo calcio spesso si intrecciano e sono accomunate dalla voglia di riscattarsi da un passato e da un presente problematico. “Storie come quella di Marco Rivoira, 30 anni pizzaiolo, che per 23 anni ha giocato nel ruolo di portiere, per poi scoprire tramite il suo attuale tecnico, Gianluca Gallina, di essere invece un ottimo attaccante. E racconta quanto sia importante il progetto Uisp, dove il gruppo diventa una famiglia e l’esperienza vissuta lascia un profondo segno positivo. Per Salvatore Munì anche lui trentenne, che nel gioco indossa la maglia del centrocampista, è stata un’esperienza fantastica al di là del torneo. Si è ritrovato in un gruppo unito e coeso, dove prevalgono tanta generosità ed umiltà e tutti coloro che lavorano, lo fanno con il cuore. Ha sempre giocato a calcio in squadre come il Lucento e Orione Vallette, fino a quando è arrivato un periodo di difficoltà, ma lo sport si è rivelato una valida terapia, che gli sta permettendo di uscire dal buio".





