Attualità - 24 ottobre 2016, 18:12

“Proprio sul filo della frontiera. Europa dei diritti e Europa dei muri”

Oggi a Torino si è tenuta una conferenza sul sistema di accoglienza degli immigrati in Europa

“Proprio sul filo della frontiera. Europa dei diritti e Europa dei muri”

Oggi si è tenuto presso il Centro Internazionale di Formazione (ILO) di Torino la conferenza  “Proprio sul filo della frontiera. Europa dei diritti, Europa dei muri”: argomento di discussione, il sistema di accoglienza migranti in Europa.

Incontro estremamente atteso vista l’aula magna gremita del padiglione Piemonte dell’ILO e gli interventi di un certo livello offerti dalla conferenza – tra quanti intervenuti all’evento c’erano Giuseppe Casale, Direttore Aggiunto del Centro Internazionale di Formazione ILO, Mauro Laus, Presidente del Consiglio regionale del Piemonte e del Comitato Diritti Umani del Consiglio regionale Piemonte, Stephane Jaquemet, delegato dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) per il sud Europa – per nominarne alcuni.

Il fatto che l’evento si sia tenuto oggi non è stato casuale, visto che proprio il 24 ottobre è la giornata dedicata alle Nazioni Unite.

Dopo l’apertura dei lavori da parte del mediatore della conferenza marcata dalla definizione del “Mediterraneo come un gigantesco cimitero a cielo aperto”, ha preso parola il Presidente del Consiglio regionale Piemonte Mauro Laus, che ha sottolineato la grande importanza di “mettere al centro del dibattito non solo la cultura dell’accoglienza ma una governance ch tenga conto degli enti locali che si trovano ad affrontare in prima persona la crisi migranti.”

A condividere questo pensiero anche Carla Rey, Segretario Regionale dell’AICCRE (la sezione italiana del Consiglio dei Comuni e delle Regioni d’Europa), che ha ribadito l’importanza di coinvolgere cittadini, sindaci e enti locali nel trovare una soluzione alla crisi migranti.

La conferenza si è poi mossa sulla necessità di rafforzare la distinzione tra richiedenti asilo e migranti economici, di riconoscere ai migranti diritti fondamentali quali il diritto al lavoro e al combattere il traffico di esseri umani nelle rotte che dall’Africa portano alle nostre coste.

 

“Una crisi migranti,” ha detto Stephane Jaquemet di UNHCR che “tra il 2014 e il 2016 è stata simbolo di una crisi d’identità e mancanza di solidarietà dell’Europa.”

“Una crisi più dannosa del Brexit e che ha iniziato a rallentare solo a marzo del 2016, con la firma dell’accordo 1:1 con la Turchia,” ha continuato Jaquemet.

 

Tuttavia, gli interventi non hanno mancato di sottolineare quanto poco l’Unione Europea e – soprattutto – i paesi che la compongono abbiano fatto e facciano per cercare soluzioni concrete alla crisi migratoria, tenendo conto che i numeri degli immigrati che arrivano in Europa sono estremamente bassi rispetto a quelli di accoglienza di paesi extra-europei.

I numeri, come ha spiegato Jaquemet, parlano chiaro da questo punto di vista: la Germania, con un totale di 700 mila immigrati accolti a fine 2015 è sì il primo paese per accoglienza in Europa ma è al solo diciottesimo posto come paese di asilo in tutto il mondo – dietro paesi più poveri e piccoli come Libano e Giordania.

 

“Ci troviamo in una paralisi totale del sistema europeo di accoglienza,” ha detto perentoriamente il delegato delle Nazioni Unite per il sud Europa.

 

Quanto all’Italia, i numeri della nostra accoglienza sono cresciuti sensibilmente nell’ultimo quinquennio: da 20 mila persone presenti nei centri di accoglienza cinque anni fa a oltre 170 mila nel 2015.

 

Un’Europa quella descritta alla conferenza che è fatta di pochi diritti riconosciuti ma di molti muri invisibili e – finora – apparentemente invalicabilial Mediterraneo che intrappola e risucchia molte vite, alla difficoltà di ottenere un permesso di residenza per chi cerca un lavoro, ad una paralisi nei vertici europei, combinata al fallimento dello schema del ricollocamento.

Non manca, tuttavia, un plauso nei confronti dell’Italia che in questi ultimi anni tanto si è spesa nel contesto dell’accoglienza, tanto che Jaquemet la definisce un “modello per tutta l’Europa”.

La conferenza si chiude tra poche note di speranza e molte note amare, che accusano i paesi della Ue di far “prevalere gli interessi personali e non nazionali, dove la sicurezza dei propri confini prevale sulla sicurezza della persona che dovrebbe essere riconosciuta come diritto fondamentale a chiunque, senza distinzione di nazionalità,” come dice David Rigallo, Segretario Regionale – Federazione Piemonte AICCRE.

Giulia Maccagli

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