In 3,500 si sono presentati oggi al primo Job Day Unito 2016, ideato dall’Università di Torino per creare opportunità di incontro tra laureandi e neo-laureati e aziende.
Domanda e offerta di lavoro si sono confrontati oggi, gli uni disposti in lunghe file per presentare il proprio curriculum, e gli altri, dietro gli stand per parlare di opportunità di lavoro e spiegare cosa cercano in potenziali impiegati.
Il gap delle università italiane sembra proprio questo: offerta e domanda di lavoro non viaggiano sulla stessa lunghezza d’onda. Troppo spesso infatti, usciti dalle università gli studenti si trovano mancanti di quegli strumenti e abilità pratiche (le cosiddette ‘skills’) che invece qualsiasi datore di lavoro richiede.
L’evento di oggi ha voluto proprio cercare di restringere questo gap, avvicinando i due mondi e accompagnando giovani, più consapevoli, nel mondo del lavoro.
Come ha detto il Rettore dell’Università di Torino: “Il dialogo con il mondo dell’impresa a tutti i livelli, dalla didattica alla ricerca, consente di offrire strumenti di incontro e relazione con il mondo del lavoro a tutti gli studenti e di configurarsi verso nuovi orizzonti.”
55 le aziende presenti all’evento, di cui il 70 per cento internazionali e multinazionali (da Ferrero al BMW Group Italia); il restante invece erano organizzazioni non-profit locali.
Secondo il delegato per il Job Placement dell’Ateneo, Maurizio Cisi, “eventi come questo sono estremamente importanti, perché è un momento in cui non solo gli studenti consegnano il loro curriculum ma fanno un’esperienza di colloquio e si confrontano con ciò che i datori di lavoro vogliono.”
Uno sguardo all’estero, tuttavia, resta fondamentale: non solo perché molte aziende operano ormai oggi sul piano internazionale ma anche perché l’estero ha un approccio al mondo del lavoro – a partire dalle università – molto più concreto, da cui l’Italia ha ancora molto da imparare.
“Guardare all’estero è fondamentale,” dice Cisi, “quelle skills che sono centrali nel mondo del lavoro si possono apprendere solo attraverso un’esperienza lavorativa, per questo motivo l’Università di Torino ha iniziato a dar vita ad eventi e progetti che facciano emergere queste abilità negli studenti, come un recente business game presso Intesa San Paolo, che ha coinvolto circa 80 studenti e ha visto 12 di loro essere presi per un tirocinio di sei mesi presso la banca."
L’importanza del Job Day è stata sottolineata anche dall’Assessore alle famiglie, politiche giovanili e responsabile del coordinamento politiche a sostegno di Torino città universitaria, Marco Giusta, che proprio nelle scorse settimane ha promosso tre tavoli di discussione sull’università (nello specifico, giovani, mobilità e orientamento studenti), cui hanno partecipato studenti ed istituzioni universitarie.
“Oggi i giovani in Italia sono come una minoranza: esclusi dal mondo dei media, con quasi zero tutele nel mondo del lavoro e che per mancanza di buone opportunità di accontentano del lavoretto. Se non c’è dignità nel lavoro, non c’è vita e possibilità di creare una famiglia,” ha detto Giusta.
“Stiamo cercando di cambiare l’università così che i giovani restino qua in Italia ma al tempo stesso credo sia importante fare loro presente che ci sono opportunità anche all’estero, visto che in Italia c’è una forte mancanza di investimenti nel settore lavorativo.
Secondo l’Assessore, le università italiane dovrebbe garantire un riconoscimento certificato di tutte quelle soft skills (public speaking, problem-solving e team-working), tanto richiesti nelle aziende.
Un evento molto partecipato il Job Day Unito ma che lascia alcuni studenti con l’amaro in bocca: “sicuramente una bella esperienza per affacciarsi al mondo del lavoro,” dicono alcuni studenti in fila ad uno stand, “ma è molto frustrante fare queste code chilometriche per poi provare la delusione di non essere neppure richiamati. I corsi universitari sono ancora troppo poco pratici e sentiamo di avere bisogno di tirocini meglio organizzati.”