In Italia il 90% degli ospedali con reparti di ortopedia per adulti tratta anche la traumatologia pediatrica. Infatti, sono poche le strutture attrezzate in grado di gestire i traumi dei bambini, soprattutto quelli in età prescolare. La rete ospedaliera del Piemonte consta di 37 presidi che diventano 38 contando anche l’Ospedale di Aosta. Da una ricerca condotta attraverso questionari telefonici in merito al trattamento delle fratture, si possono trarre i seguenti dati: il 50% degli ospedali piemontesi sono dotati di Pronto Soccorso Pediatrico, gestito da specialisti Pediatri. Tutti ricevono pazienti con fratture. L’Ospedale “Regina Margherita” tratta dalle 7000 alle 8000 fratture all’anno, mentre il “Cesare Arrigo” dalle 2500 alle 3000. Negli altri presidi la mediana delle fratture (di età inferiore ai 14 anni) è di circa 100 all’anno. Per quanto riguarda l’Ospedale Infantile “Cesare Arrigo” di Alessandria il Pronto Soccorso Pediatrico effettua 22436 accessi (dato 2015).
È necessario investire nel settore dell’emergenza e della gestione del trauma in rete al fine di affrontare in maniera adeguata casi complicati che necessitano interventi immediati. L’appello è stato lanciato nel corso del 101° Congresso della Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia (Siot) in corso di svolgimento a Torino. Gli ortopedici sottolineano quanto sia indispensabile garantire l’assistenza dei bambini in ambienti idonei e con personale con competenze pediatriche. “Al fine di ridurre ricoveri inappropriati – sottolinea il dott. Carlo Origo, Presidente della Società Italiana di Traumatologia e Ortopedia Pediatrica (SITOP) - è necessaria una valutazione congiunta, da parte degli specialisti, e l’adeguatezza dei percorsi assistenziali per i piccoli pazienti secondo linee guida e percorsi diagnostico-terapeutici condivisi. Questo comporta di stabilire delle regole degli invii da un centro all’altro, predisponendo servizi di consulenza nelle sedi periferiche, attraverso l’eventuale mobilità degli specialisti o, più in sincronia con i tempi, via web e minimizzando la mobilità dei piccoli pazienti e delle loro famiglie.
Gli scopi di un’organizzazione in rete sono:
- garantire un soccorso qualificato urgente direttamente sul luogo e la centralizzazione dei pazienti critici verso le strutture che dispongono delle migliori capacità di trattamento,
- portare anche ad una diminuzione dei ricoveri mediante un maggiore ricorso all’osservazione breve, in tutti i nodi in cui è presente un’attività autonoma di Pronto Soccorso pediatrico.
- esercitare un governo complessivo della recettività regionale attraverso sistemi informatici di consultazione in tempo reale dello stato di occupazione dei posti letto disponibili.
- favorire una più omogenea e puntuale codifica DRG
- prevedere una forte integrazione tra tutti i suoi nodi su un territorio più o meno esteso.
Attualmente, nel territorio italiano sono attive 20 strutture ospedaliere o universitarie dotate di unità complesse o dipartimentali di Ortopedia e Traumatologia pediatrica e 11 Ospedali Infantili
Dal Congresso della SIOT emerge che vi sono criticità che andrebbero affrontate nell’immediato. “Non esiste spiegano - il prof. Paolo Rossi e il dottor Eugenio Boux, presidenti del 101° Congresso - una reale politica sanitaria sulla medicina specialistica pediatrica ospedaliera. Sono ben definiti i punti nascita, le pediatrie ospedaliere e la pediatria territoriale. Ma la strutturazione dell’assistenza specialistica (ad es. neurochirurgia, chirurgia, urologia, oncologia, oculistica, ecc. fino all’ortopedia pediatriche) non è altrettanto contemplata. Sembrerebbe che al legislatore le necessità sanitarie del bambino si limitino a quella di nascere e a quella di trovare un pediatra. Gli ospedali pediatrici in Italia sono pochi, pochissimi quelli con tutte le specialità e non tutte le regioni ne sono dotate. Da ciò consegue un’organizzazione che varia a seconda delle disponibilità di ciascuna regione. Non vi è – concludono – una cultura diffusa relativamente alla specificità delle condizioni pediatriche. La stessa traumatologia dell’età evolutiva presenta prerogative peculiari allo scheletro in accrescimento. I trattamenti sono diversi da quelli dell’adulto e anche fratture all’apparenza banali rischiano di essere trattate inadeguatamente se non misconosciute, da chi si occupa prevalentemente di adulti e anziani”.
Gli ortopedici della SIOT non hanno dubbi nell’affermare che un’organizzazione tipo web model con interazione e scambio continuo di pazienti tra i nodi della rete troverebbe campo di applicazione senza rinunciare al ruolo hub dei pochi ospedali pediatrici presenti. Questi devono rimanere il riferimento per il trattamento sia dei più pazienti piccoli che di quelli con lesioni complesse.
“Nello stesso tempo- aggiunge il dott. Origo - gli ospedali infantili, segnatamente ai rispettivi reparti o servizi di ortopedia e traumatologia pediatrica potrebbero garantire un servizio di consulenza a distanza (es. telemedicina) oltreché di formazione per la realizzazione di percorsi e condivisione delle cure. Un ruolo guida siffatto deve essere riconosciuto a strutture di Ortopedia e Traumatologia pediatrica validate dalle Società Scientifiche (in particolare SIOT e SITOP), sulla base dell’expertise e dei volumi delle patologie trattate. Inoltre, è possibile costituire équipes dedicate ed esperte, pronte ad intervenire anche a distanza solo a patto di svincolarne i componenti dalla turnistica dell’ospedale di residenza, spesso già al collasso per la cronica carenza di personale medico”.
Va ancora una volta ricordato come una rete di questo tipo debba basarsi su percorsi assistenziali uniformi a livello regionale, condivisi con tutti i suoi nodi e coerenti con le più aggiornate prove scientifiche. Si tratta in realtà, similmente a quanto già avviato con le reti del 118 o nel campo di talune patologie specialistiche, di dare ordine o di rinforzare quanto già esiste: cioè la rete dei rapporti interpersonali e di collaborazione tra i medici, le diverse strutture ospedaliere e quelle territoriali. Solo agendo nell’interesse primario della salute del bambino – conclude Carlo Origo - si potrà dare un significato ad una parola che non sia destinata ad essere una moda passeggera, ma un reale e responsabile.