Calcio - 16 novembre 2016, 07:25

Gallo Bellotti alza la cresta (ma non si monta la testa)

Trascinatore in azzurro, oltre che nel Toro: nessun under 23 ha segnato quanto lui nel 2016

Gallo Bellotti alza la cresta (ma non si monta la testa)

Da bambino il suo idolo era lo “zar” Shevchenko, oggi dice di ispirarsi guardando i movimenti del ‘kun’ Aguero, ma continuando così presto sarà lui a essere preso come modello dai giovani bomber. E’ il momento di Andrea Belotti. Anzi, è l’anno di Andrea Belotti. Il 2016 che si sta avviando alla conclusione è stato l’anno dell’esplosione dell’ex centravanti della Under 21 prima nel Toro e poi nella nazionale maggiore. I numeri non dicono tutto, ma quando si parla di gol per un attaccante significano molto, se non moltissimo: 19 reti in 33 gare con i colori granata, 3 gol nelle prime 4 gare in nazionale. E se alla quinta, contro la germania, non si metteva di mezzo un palo.... un inizio così scoppiettante con la maglia azzurra l’avevano avuto solo due mostri sacri come “Rombo di tuono” Gigi Riva e il “divin codino” Roberto Baggio.

Già citare due fuoriclasse che hanno fatto la storia del calcio italiano a proposito di Belotti significa che l’ex giocatore del Palermo sta facendo cose importanti, di lui ha parlato benissimo anche il suo ex mentore in Under 21 Di Biagio (“è ancora molto giovane, ma già adesso è il miglior attaccante italiano in circolazione”), su di lui stanno mettendo gli occhi diverse squadre inglesi, il Borussia Dortmund e in Italia Milan e Napoli. Sarebbe facile montarsi la testa per molti, ma il Gallo non alza la cresta, ma continua a ripetere: “so che devo lavorare, devo migliorare ancora, per farmi trovare pronto a sfruttare ogni occasione che mi viene data”. Giusto, sacrosanto, ma in Europa non c’è un solo attaccante sotto i 23 anni che abbia segnato più di lui.

Destro, sinistro, gol di forza e di rapina, gol di testa ma anche assist pregevoli, come quello fornito sabato sera all’ex gemello granata (e suo attuale partner in azzurro) Ciro Immobile. Il repertorio di Belotti è completo, la sua generosità è una dote non comune per un animale da area di rigore, la modestia un marchio di fabbrica: considerando l’età ancora verde del giocatore e i margini di miglioramento a disposizione, il paragone con Graziani fatto dal Presidente Cairo al momento del suo sbarco a Torino appare sempre più calzante. Ciccio gol con la maglia granata ha vinto uno scudetto epico e con la nazionale è stato campione del mondo: Belotti metterebbe la firma per ripetere queste gesta o forse anche per qualcosa in mano, di sicuro oggi tutti è l’attaccante di cui parla l’Italia intera. Senza più perdere tempo dietro a Balotelli o al reprobo Pellé.

Eppure un anno fa a quest’epoca il Gallo inseguiva ancora la prima rete in maglia granata. Ci riuscì solo a fine novembre, in un freddo sabato sera contro il Bologna, poi di nuovo stop fino a gennaio. Ma da quando ha iniziato poi non si è più fermato. Nel girone di ritorno solo il fenomeno Higuain seppe segnare più di lui, che chiuse il campionato in doppia cifra, ma nonostante ciò venne lasciato a casa dal ct Conte. Ma dopo gli Europei l’Italia è diventata sua in un crescendo rossiniano: la prima convocazione, il suo ingresso decisivo contro la Spagna, il gol contro la Macedonia nella prima gara da titolare e infine la doppietta al Lichtenstein. Aveva ragione Ventura dodici mesi fa quando, rispondendo alle critiche di chi definiva Belotti un altro Meggiorini, attaccante tutto cuore che ha sempre visto poco la porta, rispose: “Con Andrea bisogna avere pazienza. Quando si sbloccherà vedrete cosa saprà fare”. Detto fatto. E adesso toccherà al Presidente Cairo allontanare le sirene di mercato, blindandolo con un contratto fino al 2021 da ‘top player’ granata.

Ma le nazionali non restituiscono al Toro solo un Belotti gasatissimo. Sabato c’è stato il debutto in azzurro di Davide Zappacosta, nell’Under 21 Barreca è diventato titolare come nel Toro e Benassi è sempre più capitano e trascinatore: probabile per entrambi (e anche per Baselli) una chiamata di Ventura per lo stage della prossima settimana tutto dedicato ai giovani per l’Italia del futuro.

Ma non bisogna dimenticare Hart, portierone e leader della nazionale inglese, mentre in sudamerica Martinez ha fatto la storia, diventando il primo giocatore a firmare una tripletta con la nazionale venezuelana. Ora torneranno tutti agli ordini di Mihajlovic per preparare la trasferta di Crotone: obiettivo vincere per consolidare un piazzamento in zona Europa e dimostrare che questo Toro sa essere convincente anche lontano dall’Olimpico.

Massimo De Marzi

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