E' concezione comune, chiede a chi volete qui nella Penisola, che il cinema di matrice italiana sia attualmente di gran lunga inferiore come tecnica e tematiche a quello di praticamente qualunque altro paese del mondo: gli americani girano meglio e con più soldi, i francesi girano in modo più elegante, gli spagnoli girano praticamente qualunque tipo di film e gli orientali “giocano” a un livello culturale di gran lunga diverso rispetto al nostro.
Sotto diversi aspetti, questi luoghi comuni sono probabilmente anche veri, è necessario ammetterlo. E nonostante tutto, da qualche anno a questa parte, il nostro cinema sembra si stia ritagliando qualche spicchio di attenzione internazionale, spesso letteralmente con le unghie e con i denti.
Se ciò non fosse vero non esisterebbe, per esempio, l'Italian Film Festival di Cardiff, giunto quest'anno alla sua sua seconda edizione.
In programma nei giorni dal 23 al 27 novembre nelle due stupende sedi del Penarth Pier Pavillion e del Chapter Arts Centre, la kermesse viene realizzata dall'Italian Cultural Centre Wales (luogo di sviluppo e condivisione della cultura italiana in Galles, ben più importante di ciò che ci si potrebbe aspettare nel corso della storia recente della nazione) assieme, quest'anno a Sardegna Film Commission e Lucana Film Commission: in arrivo ben 9 proiezioni di film e una larga carrellata di pellicole d'animazione dedicate ai più giovani, tutte prime visioni assolute in Gran Bretagna e in Galles.
Luca Paci, piemontese e attualmente professore di letteratura italiana e cinema all'Università di Swansea, è parte del direttivo organizzativo dell'Italian Film Festival di Cardiff assieme a Caterina Bertelli, Luisa Pèrcopo e Paolo Viel: “Eravamo convinti che ci fosse grande interesse per la tradizione cinematografica italiana – ci spiega – e dato che non c'era nulla di dedicato nella capitale abbiamo proposto ai due cinema d'essay più importanti un festival. Abbiamo poi convinto alcuni sponsor locali a finanziare l'iniziativa e, grazie a un piccolo budget, siamo riusciti a portare attori, registi e produttori qui da noi. Nel 2015, alla sua “prima votla”, l'IFFC ha ottenuto una grande risposta di pubblico e stampa, interessando istituzioni come le università di Swansea e Cardiff.”
La kermesse si aprirà nel tardo pomeriggio di mercoledì 23 novembre al Penarth Pier Pavillion, dove alle 18 si terrà l'inaugurazione della mostra “Melanzasca”, personale dell'artista italiano Silvano Beggio, i cui bizzarri protagonisti accompagneranno l'intero svolgersi degli eventi; a seguire, la prima proiezione in assoluto offrirà agli spettatori uno dei nomi di maggior spicco del panorama cinematografico italiano da sempre: Ermanno Olmi, con il suo ultimo lavoro “Torneranno i pirati” (al festival, sarà presente Elisabetta Olmi, figlia del regista e produttrice).
Giovedì 24 saranno due le proiezioni, in programma sempre al Pavillion per le 18 e le 20.30: rispettivamente si tratterà de “Lo Scambio” di Salvo Cuccia e “Last Summer” di Leonardo Guerra Seràgnoli. Entrambi i registi, più l'attore della prima pellicola Sergio Vespertino, saranno presenti al successivo momento di approfondimento.
Doppia proiezione anche per venerdì 25. Alle 18 sarà protagonista l'ultimo lavoro di Claudio Caligari, il sorprendente “Non essere cattivo”, mentre alle 20.15 toccherà alla commedia “Un paese quasi perfetto”, che verrà presentato da Nicola Timpone e dal direttore dell'ATP Basilicata Mariano Schiavone.
Con l'arrivo del weekend e di sabato 26 novembre, l'intera kermesse si sposterà al Chapter Arts Centre; alle 14.30 verrà nuovamente presentata la mostra “Melanzasca”, mentre le tre proiezioni in programma partiranno dalle 15.30 del pomeriggio con “Il tratto italiano”, una rassegna di corti d'animazione per bambini e ragazzi di matrice tutta nostrana. Alle 17.30 avrà poi luogo, alla presenza della regista Fiorella Infascelli la proiezione di “Era d'estate” e alle 20.40 quella de “La pazza gioia” di Paolo Virzì.
La domenica conclusiva del programma, quella del 27 settembre, vedrà due proiezioni a partire dal tardo pomeriggio: “Lo chiamavano Geeg Robot” di Gabriele Mainetti alle 17.45 e alle 20.15 “La felicità è un sistema complesso” di Gianni Zanasi.
Una lunga scorpacciata di arte e creatività “made in Italy”, insomma, quella che si appresta ad affrontare l'intera comunità di Cardiff, anche un po' alla faccia nostra. E a ragion veduta: l'arte è un bene di prima necessità da condividere, e per quanto ci si rifiuti di considerarlo tale ci sarà sempre qualcun altro più che disponibile a nutrirsene.