Attualità - 27 gennaio 2017, 15:15

Al Palaruffini la memoria è raccontata ai ragazzi

L’evento, organizzato dall’associazione Treno della Memoria, ha portato Alessandro Roncaglio, sopravvissuto a Mauthausen, di fronte a più di 4mila giovani

Al Palaruffini la memoria è raccontata ai ragazzi

Oltre quattromila studenti delle scuole hanno riempito il palazzetto dello sport di Torino durante la Giornata della Memoria, nell’evento organizzato dall’Associazione Treno della Memoria. Un luogo simbolico, intitolato all’antifascista Francesco Ruffini, che nel 1931 rinunciò alla cattedra universitaria, insieme ad altri professori, per non aver prestato giuramento di fedeltà al fascismo.

Un momento emozionante che ha toccato anche l’assessora all’istruzione del Comune di Torino, Federica Patti, che dopo aver raccontato il proprio viaggio della memoria ad Auschwitz si è rivolta direttamente agli studenti: “L’unica garanzia perché quei fatti non si ripetano – ha spiegato – è che i vivi manifestino, ricordando che i carnefici erano persone uguali a noi”.

A farlo, prima di tutto, è Alessandro Roncaglio, prigioniero per 106 giorni a Mauthausen, insieme a suo padre, che però non riuscì a sopravvivere. “I giovani devono sapere – ha esordito, con una voce squillante – perché è l’unico modo perché quello che è accaduto non si ripeta più. Io e mio padre siamo stati arrestati, poi trasportati attraverso diverse carceri, prima di arrivare a Bolzano, dove siamo rimasti 4 giorni”.

Nel 1945, Alessandro Roncaglio e suo padre Giovanni furono arrestati a Torino, con l’accusa di aver costituito una banda armata. Pur essendo stati assolti, i due furono comunque mandati in carcere, anche in virtù della loro storia famigliare, di tradizione antifascista che, nel loro paese di orgine (Soncino, in provincia di Cremona) attirò le attenzioni del segretario del partito fascista, Roberto Farinacci.

“Siamo stati portati a Mauthausen – ha continuato Roncaglio –, dove ci hanno dato una matricola. Io ero 126.398, mio padre aveva il 99. Da lì siamo stati spostati al campo di lavoro di Gusen II, dove siamo stati divisi. Da quel momento non ho mai più rivisto mio padre”. Nel campo, poi, sono arrivati i soldati americani, che hanno liberato tutti i prigioneri.

“Una volta libero sono corso a cercare mio padre – ha concluso Roncaglio – e l’ho cercato nel mucchio dell’ignominia. Lì davanti, mi sono reso conto che erano tutti mio padre. Ho quindi detto una preghiera e ho giurato che avrei raccontato a tutti l’orrore commesso dai nazifascisti. Per questo mi sono messo a disposizione dei giovani, per raccontare e rispondere alle domande”.

Come ha sottolineato lo storico Marco Brunazzi (Istituto Salvemini e Polo del ‘900) “non si può vivere senza la memoria, e oggi assistiamo a una banalizzazione di questi ricordi. Lo sterminio è un macigno che pesa sulla coscienza dell’Europa”. “È il male assoluto – ha sottolineato Maria Chiara Acciarini, dell’Associazione Ex Deportati – che si è sviluppato nel cuore dell’Europa”. Primo Levi, come ha ricordato il professor Brunazzi, scrisse una frase illuminante, che riassume bene questi concetti e che va ricordata: “è accaduto, dunque può accadere ancora”.

Paolo Morelli

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A MARZO?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare 2024" su Spreaker.
SU