Un Corano e un tappeto per la preghiera a disposizione della clientela, un'indicazione con la direzione de La Mecca e delle sale di preghiera più vicine, un set da bagno privo di sostanze proibite, un frigo bar senza alcolici. Sono questi alcuni degli accorgimenti per un hotel o un ristorante a misura per il turista di religione islamica. Il tema del turismo 'halal friendly' è stato al centro di un incontro per gli operatori del settore promosso da Comune, Università e Turismo Torino in vista del terzo Forum della Finanza Islamica in programma il 6 e 7 marzo sotto la Mole.
Nel 2018 si stima che il turismo "halal" genererà un fatturato di 181 miliardi di dollari. Nel 2012 i paesi del Golfo Arabo hanno totalizzato il 31% della spesa complessiva nel settore, nonostante qui abiti solo il 3% della popolazione mondiale. Questo perché qui risiedono alcune tra le persone più ricche del pianeta. A questo quadro va aggiunto che nel 2013 4,6 milioni di turisti nel mondo erano islamici e l'Italia sia stata la 5' meta scelta.
"A Torino non abbiamo ancora alberghi o ristoranti 'halal friendly'", ha spiegato Paolo Pietro Biancone, ordinario di finanza islamica dell'Università di Torino. "Si tratta di un turismo di alta gamma ed è importante capire che è un'opportunità per gli operatori" "L'accoglienza halal non penalizza il cliente tradizionale", ha proseguito, "ma se ne possono attrarre di nuovi tramite siti e piattaforme dedicate".
A Torino i turisti islamici non visitano mai più di un museo alla volta. L'obiettivo, insieme agli operatori, come ha voluto sottolineare l'assessore al commercio Alberto Sacco, è di creare dei percorsi specifici, dal cibo allo shopping. Far vivere all'ospite un'esperienza "halal" a 360' gradi.