Attualità - 27 febbraio 2017, 17:53

Coldiretti: intervenire per l'origine in etichetta del riso made in Italy

Mai tanto riso straniero è giunto in Italia come nel 2016: dal +489% degli arrivi dal Vietnam al + 46% dalla Tahilandia. Ecco perché bisogna tutelare quello prodotto nel nostro Paese

Coldiretti: intervenire per l'origine in etichetta del riso made in Italy

Mai così tanto riso straniero è giunto in Italia come nel 2016: dall’aumento del 489 per cento degli arrivi dal Vietnam al 46 per cento dalla Tahilandia. E’ la situazione che emerge da un’analisi di Coldiretti su dati Istat che evidenzia una vera invasione dall’Oriente.

“Ormai i due terzi delle importazioni non pagano più dazi a causa dell’introduzione, da parte dell’Ue, del sistema tariffario agevolato per i Paesi che operano in regime EBA a dazio 0 – spiega Paolo Dellarole presidente di Coldiretti Vercelli e Biella con delega al settore risicolo – Questa situazione non è più ammissibile perché sta agevolando solo le multinazionali del commercio con pesanti ricadute economiche sui nostri imprenditori agricoli. La nostra Organizzazione si sta battendo per ottenere l’obbligo dell’origine in etichetta, nonostante la parte industriale su questa partita continui a non volerci sentire ed, in alcuni casi, abbia dimostrato la volontà di investire in Asia, pur di non dichiarare l’origine della materia prima sulle scatole di riso lavorato”.

L’Italia è il primo produttore europeo di riso con un territorio di 237 mila ettari ed un ruolo ambientale insostituibile, oltre ad opportunità occupazionali.

“Il Piemonte rappresenta la più importante realtà risicola con oltre 116 mila ettari, 1.100 aziende ed una produzione di 8 milioni di quintali – sottolineano Delia Revelli presidente di Coldiretti Piemonte ed il Delegato Confederale Bruno Rivarossa – Chiediamo, al fine di salvaguardare il comparto, che si assuma una posizione chiara e si intervenga in tempi brevi per rendere obbligatoria una normativa sull’etichettatura. Solleciteremo gli organi – hanno continuato Revelli e Rivarossa – che dovrebbero avere competenze in tale ambito a prendere finalmente una posizione netta sulle problematiche del comparto. Inoltre, in attesa dell’etichettatura obbligatoria, rinnoviamo alle industrie piemontesi dell’indotto, l’invito a generare filiere territoriali nell’interesse dell’economia piemontese e a salvaguardia della salute dei consumatori”.

c.s.

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