Cultura e spettacoli - 27 febbraio 2017, 13:30

Musei Reali, torna a risplendere la Cappella di Carlo Alberto

Progettata da Pelagio Palagi nel 1837, è stata completamente restaurata grazie al protocollo d’Intesa tra Musei Reali di Torino e Consiglio regionale del Piemonte. Ora è aperta al pubblico

Musei Reali, torna a risplendere la Cappella di Carlo Alberto

I Musei Reali di Torino, dopo quattro mesi di lavori, hanno restituito al proprio percorso di visita uno dei più bei gioielli realizzati da Pelagio Palagi, la Cappella di Carlo Alberto.
Il restauro, costato 14.400 euro, è stato possibile grazie alla collaborazione con il Consiglio regionale del Piemonte che, in virtù del protocollo d’intesa firmato il 24 marzo 2016, ha investito 10.000 euro. I lavori si sono tra settembre e dicembre del 2016.

Progettata nel 1837, nell’ambito della campagna di restauri promossa da Carlo Alberto fra Torino e Racconigi, la cappella fu arricchita nel 1845 da una tela dipinta sempre da Pelagio Palagi e ispirata ai modelli raffaelliti.
“Si tratta di una tela che raffigura la Sacra Famiglia con San Giovannino – ha spiegato Enrica Pagella, direttrice dei Musei Reali di Torino – che fu dipinta a Parigi. La cappella si completa poi con la doratura sfolgorante delle porte, dell’altare e delle cornici. Lo sfondo vermiglio è dato dal velluto di seta che ricopre le pareti”.

“L’intervento alla Cappella – ha aggiunto Mauro Laus, presidente del Consiglio regionale del Piemonte – è frutto di un protocollo d’intesa che perdura nel tempo, con progetti di recupero e valorizzazione degli spazi e delle decorazioni di questo edificio. Un esempio virtuoso di collaborazione tra istituzioni”.

Il restauro è stato condotto dalla ditta Doneux di Torino, con la direzione degli architetti Maria Carla Visconti e Franco Gualano.
Dopo la pulizia delle dorature, che ora hanno recuperato l’antica lucentezza, dando prestigio al luogo, anche la tela è stata ripulita e consolidata.
“All’Archivio di Stato di Torino – ha spiegato Maria Carla Visconti – abbiamo ritrovato i documenti relativi alla costruzione della Cappella, Palagi ha lasciato dettagli molto precisi sui quali hanno lavorato i nostri ebanisti: disegni talmente puntuali da lasciare poco spazio all’interpretazione degli scultori”. Il restauro ha richiesto anche interventi con componenti di cartapesta o pastiglia, poi gessati e dorati.

Il lavoro più problematico ha riguardato il soffitto, che però ha consentito la ricollocazione di alcuni tratti di cornici ritrovati nei vecchi depositi, e il velluto delle pareti, che presentava abrasioni, tagli e lacerazioni ed è stato smontato. Dopo la pulitura, è stato quindi fissato nuovamente alle pareti con un supporto più solido.
“Palagi – ha aggiunto Franco Gualano – studia le composizioni di Raffaello ma trova soluzioni molto personali. È eclettico nel senso migliore del termine, perché raggiunge alte vette di originalità che ci fanno parlare di “stile palagiano”. A fine Ottocento fu considerato il “distruttore” di Palazzo Reale, perché influì molto sull’edificio, ma oggi non possiamo che ringraziarlo perché ha portato a Torino lo stile neoclassico”.

Paolo Morelli

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