Eventi - 06 marzo 2017, 08:15

Il capo della Polizia a Torino per inaugurare i nuovi laboratori di genetica e chimica forense della “scientifica”

Franco Gabrielli in città alle 12.30 di oggi per intitolarli al Commissario di Pubblica Sicurezza Vincenzo Rosano della Polizia di Stato di Torino, morto il 9 febbraio 1977, a seguito delle ferite riportate nel corso di uno scontro a fuoco pochi giorni prima in un locale cittadino

Franco Gabrielli

Franco Gabrielli

Lunedì 6 marzo, alle ore 12.30, alla presenza del Capo della Polizia, Prefetto Franco Gabielli, si svolgerà la cerimonia di intitolazione dei laboratori di Genetica e Chimica Forense del Gabinetto Interregionale Polizia Scientifica Piemonte e Valle d’Aosta al Commissario di Pubblica Sicurezza Vincenzo Rosano della Polizia di Stato di Torino, morto il 9 febbraio 1977, a seguito delle ferite riportate nel corso di uno scontro a fuoco pochi giorni prima in un locale di Torino, e insignito, il 16  febbraio 1979, della Medaglia d’Oro al Valor Civile per “aver sacrificato la vita ai più alti ideali di eroismo e di attaccamento al dovere”.

L’ingresso del Capo della Polizia in via Veglia è previsto per le ore 12,30.

Il programma della cerimonia prevede in sequenza: la deposizione della corona d’alloro al cippo dei caduti della Polizia di Stato; il saluto del Questore e l’intervento del Capo della Polizia, Direttore Generale della Pubblica Sicurezza; lo scoprimento della targa in memoria del Commissario Vincenzo Rosano da parte della sorella; la benedizione e la visita dei laboratori della Polizia Scientifica.

E’ prevista la presenza di numerose autorità civili, militari e religiose della città. Saranno presenti anche i Questori delle regioni Piemonte e Valle D’Aosta.

Vincenzo Rosano, nato a Larino (CB) il 3 aprile 1944, celibe, destinato alla Questura di Torino per il previsto tirocinio il 20 maggio 1976, ha espletato la sua attività lavorativa presso la locale Squadra Mobile.

Il 2 febbraio 1977, il Commissario Rosano, da pochi mesi nominato in ruolo, al termine del servizio, verso le ore 21.30, si recava con un collega, il Commissario Fabrizio Gallotti, Funzionario addetto dell’allora “Ufficio Politico”, a cenare nella pizzeria “Marechiaro”, in via San Francesco d’Assisi angolo via Pietro Micca, nei pressi della Questura.

Mentre Fabrizio Gallotti si attardava a parcheggiare l’autovettura, Vincenzo  Rosano entrava nell’esercizio pubblico e prendeva posto a sedere volgendo le spalle a cinque avventori,  tra i quali riconosceva il temibile pregiudicato Angelo Santonocito, di 22 anni, catanese, ricercato per omicidio, appena evaso dal carcere.

Incurante della propria incolumità, interveniva prontamente intimando ai malfattori di arrendersi; i criminali reagivano in modo aggressivo, sparando per aprirsi la via di fuga, proprio mentre Fabrizio Gallotti si accingeva ad entrare nel locale.

Il Commissario Rosano veniva colpito nella regione cardiaca ed al femore, trasportato all’ospedale delle “Molinette” rimaneva in vita per una settimana ma moriva per complicazioni mercoledì 9 febbraio 1977; il secondo Funzionario veniva ferito in modo meno grave al braccio sinistro ed alla mano destra.

I rapinatori, appartenenti al gruppo criminale del clan dei Catanesi, si davano alla fuga. Nei giorni a seguire, in diversi conflitti a fuoco, uccidevano altri tre appartenenti alle Forze dell’Ordine; negli ultimi due episodi, alcuni di loro venivano uccisi ed altri feriti ed arrestati dai Carabinieri, nelle Marche.

Il 16  febbraio 1979, il Commissario  Rosano veniva  insignito della Medaglia d’Oro al Valor Civile per “aver sacrificato la vita ai più alti ideali di eroismo e di attaccamento al dovere”.

Il provvedimento formale di intitolazione, che il Capo della Polizia consegnerà alla signora Eleonora, sorella del dottor osano, così recita: “In servizio presso la Questura DI Torino, il 2 febbraio 2017, dopo aver terminato il proprio turno di servizio, scorgeva, all’interno del locale in cui si era recato a cenare, pericolosi pregiudicati tra i quali era presente un ricercato evaso dal carcere.

Dopo aver intimato ai malfattori di arrendersi, veniva raggiunto da numerosi colpi d’arma da fuoco a seguito dei quali, dopo una settimana, perdeva tragicamente la vita presso l’Ospedale Molinette di Torino.

Splendido esempio di non comune ardimento e di altissimo attaccamento ai doveri istituzionali, spinti all’estremo sacrificio”.

C.S.

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