Economia e lavoro - 27 aprile 2017, 15:45

Per Eurofidi sciopero nazionale indetto dai sindacati: “La Regione e le banche diano garanzie ai futuri disoccupati”

Il 2 maggio Filcams, Fisascat e UILTuCS in piazza per rivendicare i diritti dei lavoratori dopo la liquidazione della società di Confidi

Per Eurofidi sciopero nazionale indetto dai sindacati: “La Regione e le banche diano garanzie ai futuri disoccupati”

Ancora nessuna risposta da parte di Regione Piemonte, Intesa San Paolo e Unicredit sul futuro dei dipendenti di Eurofidi, coinvolti loro malgrado, dal settembre scorso, nelle fasi di liquidazione della più grande società di garanzia fidi in Italia. E mentre sono in corso le trattative per la vendita frazionata, a “spezzatino”, dei rami aziendali, i 112 esuberi dichiarati si ritrovano senza prospettive certe, laddove da parte di quelle stesse tre grandi realtà di cui sopra – i principali soci di Eurofidi – si era manifestato l’impegno ad agevolare i futuri disoccupati in un nuovo inserimento all’interno dei settori di loro competenza. Proprio per sollecitare l’attenzione di Regione e banche, per martedì 2 maggio i sindacati Filcams, Filascat e UILTuCS hanno indetto uno sciopero nazionale che, a partire dalle 10, toccherà piazza Castello, nell’area sottostante il Palazzo della Giunta Regionale, e piazza San Carlo, presso la sede di Intesa San Paolo.

La speranza è che una mobilitazione così estesa possa suscitare se non altro l’ammissione di responsabilità da parte di quegli esponenti a livello regionale e bancario che sedevano al tavolo del cda di Eurofidi quando si decideva per la liquidazione. Adesso resta un mese di tempo per trovare una soluzione occupazionale, prima che vengano inviate le lettere di licenziamento. «Ci teniamo a precisare che i lavoratori stanno subendo in tutto e per tutto la malagestione della società negli ultimi anni, senza che abbiano alcuna colpa», ha sottolineato Cosimo Lavolta, segretario organizzativo di UILTuCS in conferenza stampa questa mattina. «Individuare un soggetto che rilevasse Eurofidi era impossibile. Per questo come sindacato abbiamo accettato di percorrere la strada dello “spezzatino” attraverso trattative con confidi locali».

La crisi di Eurofidi, su cui la procura ha aperto le indagini nei mesi scorsi, è stata acuita negli anni dalla generale crisi del settore confidi. A farne le spese, i dipendenti, per i quali Regione, Intesa San Paolo e Unicredit, su tutti gli altri attori coinvolti, avevano promesso manovre di salvataggio e tutela. «Come sindacati abbiamo fatto di tutto per i lavoratori», prosegue Lavolta. «Prima con la cassa integrazione, poi con il contratto di solidarietà, e ancora con la mobilità nel 2015. Ciononostante, la Regione Piemonte, che detiene quasi il 20% di Eurofidi, non si sta preoccupando a dovere delle ricadute della liquidazione sugli occupati». Un’indifferenza che fa specie soprattutto se si guarda all’effettiva presenza di posti di lavoro vacanti all’interno di Finpiemonte, che ha avuto dalla Banca d’Italia l’abilitazione a sostituirsi a Eurofidi nell’attività di garanzia. «Quello che chiediamo alla Regione e alle banche è di cominciare a proporsi per dare un impiego a persone che, al di là della disoccupazione, si ritroverebbero senza altri ammortizzatori sociali. Noi, come sindacati, abbiamo bisogno di un segnale di apertura».

Il conto alla rovescia è iniziato, la procedura di licenziamento collettivo è in fase di chiusura. La Regione si è resa disponibile a ricevere una delegazione di sindacati in occasione dello sciopero del 2 maggio, mentre Intesa San Paolo rifiuta il confronto. «Se non c’è prospettiva occupazionale, che si  pongano le basi almeno per un risarcimento dei lavoratori. Tutti devono fare la propria parte e prendersi le proprie responsabilità, nessuno escluso», ha ribadito Fabrizio Nicoletti di Filcams. Saranno i fatti a dire se la discesa in piazza porterà almeno alla rottura dello stallo in questa fase di lotta contro il tempo.

Manuela Marascio

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