Mercoledì 10 maggio esce in tutte le librerie, edito da GruppoAbele, per la collana i Ricci, "Cassandra muta. Intellettuali e potere nell’Italia senza verità", di Tomaso Montanari, che in questo saggio decide di intitolare al silenzio di Cassandra il vuoto di pensiero critico degli intellettuali nell’Italia degli ultimi tempi.
La riflessione dell’autore, in un saggio snello e di dinamica lettura, muove da alcune domande: è giusto che gli intellettuali si schierino? E se sì, da che parte? Gli intellettuali che cedono alle lusinghe dei potenti, dai partiti alle aziende, possono ancora dare avvio a uno slancio trasformativo della società? In contrapposizione al mito del cosiddetto “uomo della provvidenza”, figura che torna spesso nel nostro Paese, Montanari esalta il ruolo degli intellettuali che, con il loro porsi (e porre) domande anche scomode, dovrebbero essere portatori di un sapere critico in grado di demistificare la realtà. Tuttavia, quando questi sapienti scelgono di stare dalla parte del potere, schierandosi più o meno apertamente, perdono questa capacità, e invece di avviare il cambiamento decidono di tacere. «Ma quando Cassandra tace è perché sta sul carro del vincitore: e poco cambia che ci sia salita volontariamente, che ci si trovi senza accorgersene o che ci sia stata tradotta in catene. Poco cambia: perché il risultato è lo stesso, il suo silenzio». Un silenzio imperdonabile.





