Scendono in piazza i lavoratori del Csi Piemonte. Tra i motivi della protesta:"la procedura per la cessione di ramo d’azienda giunta quasi al termine: una strada che potrebbe segnare la fine del consorzio informatico pubblico di Regione, Province, Atenei, Comune di Torino, Aziende Sanitarie e altri 100 soggetti territoriali della nostra Regione e mettere a rischio il futuro dei suoi 1100 dipendenti". "Questo", proseguono, "nonostante il parere contrario di tutti i sindacati, lavoratori ed il diniego dell'anticorruzione alla procedura del dialogo competitivo".
“La verità è che da troppi anni la politica ha rinunciato al suo ruolo guida sul CSI, operando tagli e assecondando logiche di sviluppo non coordinate che rendono difficili integrazione, monitoraggi condivisi ed economie di scala". dichiarano i segretari di Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil Elisabetta Mesturino, Roberto Ranieri e Cosimo Lavolta.
"In particolare", proseguono, "tra i Soci maggioritari: la Regione Piemonte dal 2010 al 2016 ha progressivamente ridotto il suo impegno di quasi il 20% per un totale di 17 milioni ed ora pensa solamente a come privatizzare parte del CSI; le Aziende Sanitarie e Ospedaliere dal 2011 al 2017 hanno ridotto gli affidamenti di quasi il 50%, per un totale di 9 milioni; la Città Metropolitana di Torino nel corso del 2016 ha tagliato il 25% degli affidamenti, per un totale di 3 milioni; il Comune di Torino ha annunciato un taglio di 4 milioni di euro, pari al 20% del suo impegno per il 2017".
"La politica dovrebbe invece chiedersi come utilizzare al meglio il Consorzio pubblico al servizio degli Enti. Riteniamo – concludono i tre Segretari - che il CSI debba essere rafforzato e rilanciato nel suo ruolo di soggetto di coordinamento. Vogliamo che il CSI rimanga un soggetto pubblico per l’informatica pubblica e vogliamo continuare a lavorare per il bene della nostra Regione”.