“Cresce, in Piemonte, la qualità e l’efficacia degli interventi di mediazione familiare anche grazie ad una accresciuta solidità professionale dei professionisti coinvolti resa anche possibile grazie alla costituzione di un Tavolo di Coordinamento interprovinciale dei Mediatori Familiari e dei conduttori di Gruppi di Parola, coordinato dalla collega assistente sociale Laura Gaiotti. Se, da un lato, si registra grande attenzione sul piano etico, deontologico e metodologico, dall’altro la politica sembra essere del tutto assente: un semplice monitoraggio su siti web e portali istituzionali relativamente a notizie riguardanti la mediazione familiare mostra, infatti, questa assenza.”
La denuncia arriva da Barbara Rosina, Presidente degli assistenti sociali del Piemonte nel corso del convegno “La mediazione familiare come investimento generativo di cura dei legami”, organizzato dalla Regione Piemonte – Direzione Coesione Sociale, in collaborazione con la F.I.A.Me.F., la Federazione Italiana delle Associazioni di Mediazione Familiare.
“Va anche ricordato – dice ancora Rosina – che la Regione mentre predispone una apposita Delibera, la DGR 89-3827 del 4.08.2016, con le linee guida dei Centri per le famiglie, di fatto questi stessi Centri, in mancanza di finanziamenti, chiudono o vengono depotenziati”.
“E’ il sistema stesso, malfunzionando – denuncia ancora Rosina – ad impedire che vengano realizzati gli interventi che vorremmo fare: gli assistenti sociali – e non solo loro – in alcune situazioni per metà del loro tempo si trovano a operare nel servizio di tutela minori e poi, per l’altra metà, cambiano vestito, e diventano mediatori familiari, incontrando le stesse persone. Una anomalia che genera solo confusione e frustrazione e che porta a risultati finali a tutela dei cittadini che rischiano di essere assai scarsi e molto deludenti.”
Conclude la Presidente degli assistenti sociali piemontesi “i gruppi di parola, così come la mediazione familiare, hanno l’ambizione di far stare bene i bambini. Non entrano nel rito processuale per dare ragione ad uno o ad un altro. Dovremmo ampliare questi momenti per fare opera di prevenzione, quello che oggi il sistema dei servizi non fa più.”