Non esistono bioparchi né fattorie urbane. Non si improvvisano riserve naturali in contesti cittadini. Non è possibile ricreare un habitat esotico all'interno di un parco confinante con un grande corso trafficato. Solo una parola riassume la detenzione di animali in un ambiente che non è propriamente il loro: cattività. E le associazioni animaliste e ambientaliste presenti oggi in piazza XVIII Dicembre non vogliono sentire ragioni: la manifestazione nazionale "No agli zoo" parla chiaro, il rifiuto è netto.
A trent'anni di distanza dalla chiusura dello zoo a Parco Michelotti, è tornato il momento di lottare per il diritto degli animali alla libertà.
La decisione comunale di affidare a Zoom per trent'anni l'area verde ha attraversato negli ultimi anni una continua alternanza tra deliberazioni della giunta e proteste, fino ad arrivare alla petizione firmata da quasi 500 cittadini, e presentata in Comune a inizio settimana, contro la costruzione del bioparco.
La data della manifestazione è stata scelta a gennaio, con la costituzione di un comitato che raccoglie Enpa, Legambiente, Lav, Leal, Lida, Oipa, Pro Natura Torino e SOS Gaia. E se l'appello delle associazioni finora è stato rigettato in sede istituzionale, ora la battaglia procederà dal basso.
Rosalba Nattero, presidente di SOS Gaia e membro della Consulta Animalista della Città di Torino, mostra un sincero rammarico di fronte all'ipotesi che si possa ricreare un contesto eliminato tre decenni fa: "Sarebbe come tornare indietro di trent'anni, mentre adesso, in questo luogo periodo, è notevolmente aumentata la sensibilità della gente rispetto alle condizioni degli animali. La decisione di aprire lo zoo si può fermare, ma il Comune preferisce trincerarsi dietro alla scusa delle penali da pagare nel caso in cui si annullasse il progetto". La concessione dell'area verde a Zoom, infatti, è stata opera della precedente giunta Fassino, quindi, a detta del sindaco Appendino, annullare quando sancito comporterebbe ingenti sanzioni. Ma nella documentazione portata dal comitato a supporto della loro protesta, si leggono dichiarazioni di giuristi che ribaltano la questione, tra cui Ugo Mattei, secondo il quale "una penale congrua non potrebbe superare significativamente il costo ragionevole della progettazione, una cifra dunque relativamente modesta che lascia certamente all'amministrazione in carica la scelta politica sul se interrompere o meno la realizzazione dello zoo eventualmente riconoscendola a Zoom".
E ancora la Nattero: "Siamo molto delusi dalla politica del nuovo sindaco. Si era dichiarata contraria a qualsiasi forma di maltrattamento degli animali, e invece adesso appoggia il progetto di Zoom. Perché sempre di zoo si tratta, bioparco è solo un termine più moderno per indicare lo stesso principio".
Il corteo partirà tra poco da Porta Susa per raggiungere Parco Michelotti nel tardo pomeriggio. Quel bene pubblico che rischia di finire in mano a privati, privando Torino di uno spazio di grande pregio naturalistico, e gli animali della libertà.