Questa volta fa male, ancor più delle altre, per motivi differenti. Innanzitutto per le premesse che comprensibilmente erano diverse, c'era molta convinzione in tutto il mondo bianconero: squadra, società e tifosi erano convinti che potesse essere finalmente la volta buona per sfatare un tabù che durava da troppo tempo, non è andata così. Inoltre, fa male per quanto visto sul campo nel corso della gara: ad un buon primo tempo ha fatto seguito una seconda frazione che definire deludente sarebbe un eufemismo. Una Juve troppo spenta, praticamente nulla, è rientrata in campo facendosi letteralmente sbranare da un Real determinato a vincere. Si fatica, e si faticherà a lungo, a capire cosa sia successo nello spogliatoio juventino durante l'intervallo. Prima o poi qualcuno lo spiegherà. Resta il fatto però che una débâcle del genere, per i tifosi che erano a Cardiff ma non solo, ha il sapore del tradimento.
Infine fa male perché l'epilogo è sempre lo stesso. I giocatori della Juventus quando affrontano una finale di Champions League sfidano anche il fardello delle tante finali perse, un handicap che evidentemente è troppo pesante da colmare. Non bastano nemmeno le prodezze dei singoli per svoltare, a tal proposito il gol di Mandzukic ha ricordato quello di Del Piero nel '97 contro il Borussia Dortmund: tanto bello quanto inutile. A fine gara il presidente bianconero Agnelli ha manifestato l'intenzione di pensare già alla prossima finale, a Kiev, come obiettivo da raggiungere: un ritornello che in casa Juve si ripete al termine di ogni atto conclusivo della coppa dalle grandi orecchie terminato malamente, illudendosi sempre che qualcosa alla fine possa cambiare. Probabilmente prima o poi succederà, ma intanto la stagione del sesto Scudetto di fila e della terza Coppa Italia consecutiva verrà ricordata più per il ko di Cardiff che per altro.
Un pensiero a parte invece va espresso per quanto accaduto a Torino nella notte di sabato. Inutile sottolineare come il risultato e la delusione "sportivi" passino in secondo piano rispetto ai terribili avvenimenti di Piazza San Carlo, non è ammissibile pensare che al giorno d'oggi possano accadere episodi del genere. Giusto qualche giorno fa ci trovavamo a commemorare la strage dell'Heysel: fortunatamente il bilancio del folle sabato sera torinese è stato ben diverso ed è questa l'unica consolazione che ci resta, unita alla speranza che le condizioni dei feriti più gravi possano presto migliorare. Una partita di calcio si può vincere e si può perdere, quello che però non è tollerabile è rischiare di perdere la vita per una partita di calcio: questa sì che è una sconfitta per tutti, ben più pesante e dolorosa rispetto ad una maturata sul campo.