Un bambino per crescere ha bisogno, fra le altre cose, di incontrare i suoi demoni legati alla sua istintualità, affrontarli e addomesticarli per quanto possibile. Le antiche fiabe avevano questo importante compito: insegnare a conoscere la tenebra dell’uomo e a immaginare vie di uscita e modi di controllo efficaci. La narrazione della fiaba era la tessitura di un’integrazione, capace di parlare chiaro anche a un bambino piccolo. Oggi viene privilegiato uno stile educativo dei bambini ispirato prevalentemente alla libertà espressiva totale, che comporta anche lasciare il bambino in balia del mondo tenebroso che gli si agita dentro.
L’anime giapponese (i fumetti che poi sono sfociati nei classici cartoni animati degli anni Settanta-Ottanta, insomma) si tuffa senza timori reverenziali in questo caos e offre una organizzazione, offre quel senso che spesso è venuto a mancare. Questo allestimento immaginario diventa il rifugio in cui cercare ordine, riparo, sfogo, consolazione e in cui trovare un luogo in cui ritirarsi dal mondo troppo difficile del loro quotidiano.
Se ne parla mercoledì 14 giugno alle 18.30, presso la libreria Golem di via Santa Giulia 16 a Torino, in occasione della presentazione del libro "Le anime come strumento di terapia", scritto da Gian Piero Grandi, psicoterapeuta e analista S.I.P.I., ma anche ricercatore dell’istituto di Psicologia Individuale “A. Adler”.