Unire due mondi che nella percezione comune viaggiano agli antipodi: quello della tecnica e quello della riflessione filosofica. Questo il senso dell'iniziativa “Ontologia del progetto” sperimentato al Politecnico negli scorsi mesi e presentato al Circolo dei Lettori.
Un'idea sperimentale, tentata per la prima volta proprio nel polo universitario torinese, che mira a mettere in luce il ruolo della filosofia applicata nell'ambito dell'architettura, del design e dell'ingegneria. Gli studenti coinvolti nel corso, durato 60 ore, hanno studiato la filosofia e l'estetica, i fatti e i valori, i temi della progettazione del mondo e delle relazioni, per poi scegliere un progetto, realizzando un prototipo che raccontasse l'incontro tra scienze umane e applicazione tecnica.
Dodici di questi sono stati scelti ed esposti al Circolo dei Lettori, in un incontro a cui hanno preso parte docenti del Politecnico, artisti e rappresentanti delle istituzioni museali. “I ragazzi hanno risposto meravigliosamente, dimostrando di essere pronti a un approccio interdisciplinare”.
“Politecnico vuol dire cultura politecnica, quindi la tecnica con diverse sfaccettature. Non è vero che la filosofia non faccia parte della cultura politecnica e questo corso è riuscito ad unire lo studio dei progetti con la filosofia del progetto”, dice Anna Maria Tabacco, vice rettore del polo universitario torinese.