Immortali - 23 agosto 2017, 10:49

Var ...poco o nulla per ora

L’impressione è che si aggiorna la tecnologia, cambiano i metodi di giudizio, ma a prenderla in quel posto, saranno sempre i soliti noti.

Var ...poco o nulla per ora

La squadra di calcio del Torino, nella sua storia, è stata detentrice di alcuni primati, alcuni dei quali ancora ineguagliati.

Nel 1926 fu infatti la prima squadra di calcio italiana a dotarsi di uno stadio degno di tale nome di sua proprietà. L’anno successivo, ahimè, fu la prima squadra italiana a vedersi revocato uno scudetto, fino a quando i cari cugini di campagna, invidiosi di questo poco edificante primato, se ne fecero revocare ben due.

Senza parlare della sfilza di record messi insieme dal Grande Torino, molti dei quali tuttora resistono al tempo ed agli assalti dei competitori.

Ad allungare questa lista di primogeniture, l’altra sera, a Bologna, siamo stati la prima squadra italiana ed essere derubata dalla VAR, novello strumento di giudizio, che nelle intenzioni degli inventori, doveva mettere a tacere le polemiche del dopo partita, mentre pare invece averne alimentate di nuove.

Ma cosa significa esattamente la sigla VAR? Secondo alcuni, alla luce del funzionamento a singhiozzo, ammirato sempre a Bologna, potrebbe essere l’acronimo di Videotecnologia Avanzata ai Ruandesi e non me ne vogliano i ruandesi, ma è la prima nazione non particolarmente evoluta tecnologicamente che mi è venuta in mente. Uno sport come il calcio, che calamita l’attenzione di folle di milioni di spettatori, con un conseguente giro di soldi di milioni, se non miliardi, di euro, avrebbe meritato ben altro esordio tecnologico di questo, con la macchinetta che funziona a fasi alterne come le maree, comandate dalla luna, dando l’impressione di essere il risultato degli sforzi, nemmeno troppo convinti, di dilettanti allo sbaraglio.

Secondo altri, VAR significa Valutazioni Arbitrali Rovinose, visto come Massa e il suo assistente hanno gestito l’azione del goal, regolarissimo, annullato al Torino e soprattutto la loro arrampicata sui vetri, con annesso stridore di unghie, nel tentativo di giustificare qualcosa di ingiustificabile, come la serie di errori da essi commessi e di decisioni quantomeno eccentriche nel tentativo di porvi rimedio. Eppure di tempo per sperimentare ce ne sarebbe stato, visto che se ne parla da un bel po’. Ma vista la VAR italica, intesa come Velocità di Adattamento alle Regole, non c’è da stupirsi di nulla.

Quello che realmente conta è ben altra VAR, ovvero la Variabilità di Applicazione delle Regole, a seconda di chi potrebbe essere il danneggiato o il beneficiario della decisione presa dal direttore di gara, con il prezioso ausilio tecnologico.

Insomma, alla fine della fiera, visto il poco edificante teatrino andato in scena al Dall’Ara, come al solito i VAR, Vittime Arbitrali Recidive, siamo sempre noi.

L’impressione è che si aggiorna la tecnologia, cambiano i metodi di giudizio, ma a prenderla in quel posto, saranno sempre i soliti noti.

Domenico Beccaria

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