Scuola e formazione - 05 settembre 2017, 18:20

Ottenere acqua dalla nebbia e dall'umidità grazie a reti tessili: una rivoluzione tra Torino e Milano

WaLi è il nome della ricerca condotta dai due Politecnico e che apre scenari rivoluzionari in temi di grande crisi idrica

Ottenere acqua dalla nebbia e dall'umidità grazie a reti tessili: una rivoluzione tra Torino e Milano

Catturare acqua potabile con reti tessili: viaggia sull'asse tra Torino e Milano una delle linee di ricerca più interessanti in tempi di siccità globali. A collaborare, sono i due Politecnico metropolitani, che cercano una risposta a una crisi idrica che è ormai una evidenza.

La tecnologia la stanno mettendo a punto un gruppo multidisciplinare di cinque studenti dell’ASP (Alta Scuola Politecnica) ed è concettualmente semplice ed economica: attraverso reti tessili approntate ad arte rispetto ai venti prevalenti, è possibile intrappolare gli ammassi nebbiosi che si creano per sbalzi di temperatura e umidità raso terra, trasformare le gocce di rugiada attraverso le maglie di tessuti tesati come paratie verticali lungi i campi coltivati e ricavarne acqua potabile  adatta all’irrigazione o intrappolare aria inquinata nelle aree urbane.

Gli intrappola-nebbia sono ben noti e utilizzati in Perù e Cile e sono oggetto di studio di differenti centri universitari nel mondo. Da qui nasce l’idea di WaLi da parte di un gruppo multidisciplinare di studenti e docenti dell’Alta Scuola Politecnica che ha proposto l’esplorazione di questi dispositivi tessili ancora oggi rudimentali, per ricavarne componenti architettonici innovativi, dalle molteplici applicazioni in ambito europeo, in stretta relazione sia con le peculiari condizioni climatico-ambientali del vecchio continente, sia con le necessità e i problemi del primo mondo.

Ora, nella sua fase di progettazione e prototipazione sperimentale, WaLi sta studiando elementi funzionali alla scala territoriale, dei quali si vuole valutare l’impatto sui paesaggi agricoli della Pianura Padana e di altre aree pianeggianti dell’entroterra, ma anche su paesaggi coltivati a terrazzamenti degradanti verso il mare.

Massimiliano Sciullo

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