Si è parlato di democrazia ricorrendo all'etimologia greca, “governo del popolo”. Si è discusso sulla distinzione tra la partecipata e la rappresentativa. Ci si è ancorati al valore sacro delle istituzioni in aperta dialettica con un'ideologia di sinistra che rifiuta padroni e sovrani. Sembra una lezione accademica di filosofia politica, ma si tratta dell'ultima mezz'ora di un consiglio di circoscrizione da ricordare non solo per la durata – e la portata cronachistica dell'evento – ma anche per la densità di nodi emersi.
La minoranza – un fronte comune tra M5S, Forza Italia, Torino in Comune, Gruppo misto federalista, Lista Civica La Piazza e Direzione Italia – ha presentato alla presidente Luisa Bernardini un ordine del giorno relativo alle deliberazioni consiliari sull'erogazione di contributi e le concessioni di locali. Partendo dal regolamento del decentramento – approvato nel 2015 dalla precedente amministrazione comunale – l'opposizione ha rivendicato il diritto a una maggiore facoltà decisionale, appellandosi a quanto sancito dal primo articolo, secondo cui le circoscrizioni sono ripartizioni del Comune aventi lo scopo di “perseguire lo sviluppo della democrazia diretta attraverso l'iniziativa popolare e la tutela dei diritti di uguaglianza”. E ha fatto notare un cavillo lessicale che potrebbe compromettere l'applicazione dei più universali principi democratici: all'articolo 7 del regolamento, infatti, si legge che “il consiglio circoscrizionale approva gli atti fondamentali della circoscrizione (bilancio conto consultivo, ecc.)”. Dove questo “eccetera” indicherebbe una fin troppo vasta discrezionalità nella possibilità di ampliare questo insieme. Ma, al di là delle questioni linguistiche, la sostanza resta una, fondamentale: la richiesta di sottoporre al consiglio circoscrizionale tutte le proposte di deliberazioni su contributi e concessioni, “le quali devono essere esaminate e approvate dall'organo consiliare preliminarmente all'adozione della giunta stessa”. Insomma, basta col demandare tutto a presidente e coordinatori, che venga lasciato più spazio al parere dei consiglieri.
Già qualche mese fa la minoranza aveva manifestato il proprio malessere portanto in sede consiliare dei cartonati che li sostituissero agli “scranni”. Rivendicavano il loro ruolo istituzionale, il diritto a ricoprire una carica eletta dai cittadini, la facoltà di prendere la parola, dare un'opinione, influire sulle decisioni della giunta. “Ci lamentavamo che i cittadini fossero lontani da noi, ora potremmo cercare un modo per coinvolgerli”, spiegano unanimi i membri della minoranza. “Bisogna eliminare la paura di un atto sovversivo, che vada contro le istituzioni. Se siamo qui è perché siamo stati eletti, e per questo rivendichiamo il diritto di poter esprimere opinioni, descrivere situazioni. Spesso in commissione ascoltiamo gli abitanti e diamo loro ragione rispetto ai problemi che sollevano, ma poi in giunta si decide tutt'altro. Potremmo essere un modello, un esempio per tutte le altre realtà territoriali che, come noi, hanno subito sulla propria pelle le conseguenze del decentramento”.
I democratici hanno accolto e riconosciuto apertamente l'inefficacia, se non addirittura il danno, del regolamento approvato dalla precedente amministrazione Fassino. Ma ora c'è un'altra giunta in Comune, e spetta a questa il compito di ridefinire il tutto. “Bisogna riprendere in mano il decentramento per ripristinare le effettive funzioni del consiglio”, ha chiarito la capogruppo del Pd Rossella Ferrero. “A ognuno spetta un preciso ruolo politico: questo problema va affrontato in sede comunale, da parte di chi può attuare una rivisitazione vera e propria del regolamento”.
Gli inviti ora sono rivolti ai pentastellati, perché sollecitino i consiglieri comunali a dedicarsi a una riforma che vada incontro alle minoranze di circoscrizione. Un provvedimento che si palesa proprio alla luce della delibera consiliare che propone la modifica del regolamento comunale per consentire ai cittadini di presentare interpellanze alla giunta.
La mozione della minoranza della Due è stata approvata al termine del consiglio, ora tutto si gioca al tavolo comunale. Ma, intanto, nella notte dove tutto è stato possibile – anche un salvataggio in corner dal commissariamento del consiglio – questa apertura ha segnato una svolta importante per il recupero di un concetto di democrazia che, svecchiandosi, attraversa i secoli per proiettarsi nel futuro.