Politica - 03 ottobre 2017, 17:17

"Alti costi e troppa burocrazia, bocciatura per il nuovo piano paesaggistico"

Vignale (MNS): "Un salasso per i Comuni e le imprese costrette a un mare di scartoffie". Un tour per spiegare ai sindaci le conseguenze del provvedimento

"Alti costi e troppa burocrazia, bocciatura per il nuovo piano paesaggistico"

Più costi e più burocrazia. È una bocciatura senza appello quella delle opposizioni al nuovo piano paesaggistico approvato questa mattina dal Consiglio regionale del Piemonte con i voti favorevoli di centrosinistra e Movimento 5 stelle.

Un lavoro durato dieci anni in cui sono state catalogate oltre 2060 componenti fra cascate, ville, chiese, torri, fortificazioni, cascine, borgate e vestigia storiche del territorio, le Residenze sabaude, i Sacri monti, i palazzi e i castelli. E ancora 370 singoli beni paesaggistici e numerose aree tra cui 199 laghi, 1837 fiumi e corsi d’acqua, 109 aree protette, 94 zone di interesse archeologico, per una superficie tutelata pari al 61% del totale del territorio. Ora però ci sono dei beni da tutelare e dei vincoli che i Comuni dovranno far propri modificando i propri piani regolatori.

“Il Piano dovrà essere adottato da tutti i 1200 comuni piemontesi modificando il loro Piano Regolatore, un’operazione che in media costerà 30mila euro per ogni municipio, costi non coperti dalla Regione” attacca il capogruppo di Movimento Nazionale Gian Luca Vignale, già assessore alla Montagna nella precedente giunta di centrodestra. Ci sono 24 mesi di tempo per adeguarsi. Questa manovra rischia di trasformarsi in un salasso per i Comuni e in una rete che imbriglierà cittadini e imprese.

Tra gli aspetti più critici del piano appena approvato a Palazzo Lascaris c’è l’introduzione di una significativa mole di burocrazia. Non solo la necessità di adeguamento dei piani regolatori, ma anche un nuovo sistema di autorizzazioni per ogni attività che un’azienda o un libero cittadino vogliano svolgere su una delle aree tutelate. “Siamo in un periodo storico in cui le imprese avrebbero bisogno di essere aiutate e non sepolte dalle scartoffie – rincara la dose Vignale, che nella passata amministrazione si occupò di semplificazione nel ruolo di assessore -. Mi chiedo a che pro”. Per l’esponente del Movimento Nazionale “il piano avrà un impatto devastante sui comuni” e per questo dalla prossima settimana inizierà un tour per il Piemonte, in cui spiegherà ai sindaci le conseguenze del provvedimento.

Delle criticità, infine, si annidano anche nell’accordo sottoscritto lo scorso 14 marzo con il ministro Dario Franceschini. Una firma che vincola all’interno dello stesso dispositivo sia i beni sotto tutela dello Stato, attraverso la Soprintendenza, sia quelli della Regione: “Così, dovessimo accorgerci di un errore e varare delle modifiche al piano saremmo costretti a dover tornare a Roma per una nuova ratifica, poi presentare al Consiglio regionale una delibera di modifica, anche per una semplice, ma magari fondamentale, variazione”. L’esecutivo se ne è infischiato delle problematiche sottoposte dai Comuni. “Se dovessimo vincere le prossime elezioni regionali dovremo porvi rimedio sospendendo, con una moratoria, gli effetti del Piano e poi riscriverlo”.

Il Ppr contiene al proprio interno linee strategiche volte alla tutela del paesaggio e al miglior utilizzo del territorio, ma soprattutto introduce nuovi divieti: divieto di consumo di suolo, divieto di svolgere qualunque attività nei crinali montani, divieto di intervento nel bosco, limitazioni nelle aree gravate da uso civico etc...

Resta un’incognita il reperimento delle risorse per permettere a tutti i comuni di adeguarsi al piano paesaggistico regionale ed è indubbiamente la più grande "lenzuolata di burocrazia" che la Regione da molti anni a oggi ricordi.

c.s.

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