Sono trascorsi più di quattro mesi dalla maledetta sera del 3 giugno, quando in piazza San Carlo si scatenò l'inferno, mentre veniva trasmessa sul megaschermo la finale di Champions tra Juve e Real.
Risultato: più di 1500 feriti, una delle quali, la povera Erika Pioletti, morì alcuni giorni dopo.
Non si ferma il lavoro della Procura di Torino, che in questo periodo ha sentito - insieme con la Polizia - circa 200 persone in qualità di testimoni, per cercare di capire chi o che cosa abbia originato il panico.
L'inchiesta, che è coordinata dal procuratore Armando Spataro e dai pubblici ministeri Antonio Rinaudo e Vincenzo Pacileo, procede lungo due direttrici: da una parte si cerca di capire cosa abbia originato lo spaventocollettivo, dall'altra si lavora su eventuali lacune organizzative e gestionali da parte di chi ha organizzato l'evento.
Le ipotesi di reato su cui lavorano i magistrati sono lesioni e omicidio colposo, in relazione all'articolo 40 del codice penale, che punisce le condotte omissive di chi doveva evitare l'evento. Non è da escludere che, a breve, ci possano essere nomi nuovi iscritti nel registro degli indagati.