Sono passati 50 anni da quando Ernesto Guevara, consegnato alla storia come “il Che”, moriva in Bolivia per mano dell'esercito del Paese e dei servizi segreti esteri.
Per questa ricorrenza nel capoluogo piemontese e nella vicina Collegno si è deciso di celebrarne ancora una volta la figura. A farlo sono stati i “fedelissimi”, l'Associazione di amicizia Italia-Cuba, insieme ai simpatizzanti, con l'appoggio delle istituzioni locali.
La prima celebrazione nel comune limitrofo a Torino, nella piazza che porta proprio il nome del medico guerrigliero che guidò insieme a Castro la rivoluzione cubana, che come di consueto si svolge ogni anno di fronte alla lapide dedicata, cui hanno partecipato anche rappresentanti istituzionali. Quindi con l'inaugurazione nel municipio di Collegno e nel Museo della Resistenza di una mostra fotografica con il patrocinio del Comune. Nel pomeriggio, poi, tutto si è spostato a Torino, per un aperitivo di raccolta fondi in solidarietà al popolo cubano per i danni dell'urgano Irma, con la diretta streaming delle celebrazioni più note, quelle di Santa Clara, nel Paese caraibico.
Della memoria del “Che” ha parlato Rocco Sproviero, dell'Associazione di Amicizia Italia-Cuba: “Lo spirito di Ernesto Guevara non è superato dalla storia: la coerenza, la lotta per i popoli svantaggiati e spogliati delle risorse sono valori che si mantengono vivi”. E, prosegue, non si parli di una moda: “Dopo 50 non si può parlare di una tendenza del momento, ma di una figura che simboleggia una carica ideale che continua a perpetrarsi".
"Le generazioni si succedono, ma la voglia di cambiamento e di riappropriarsi del proprio futuro continua a vivere sempre in quelle nuove. Per questo, Ernesto Che Guevara sarà sempre un simbolo”.