Attualità - 03 novembre 2017, 18:38

A Torino il collettivo londinese Assemble, vincitore del Turner Prize nel 2015

Appuntamento venerdì 10 novembre, alle ore 19, in Film Commission

A Torino il collettivo londinese Assemble, vincitore del Turner Prize nel 2015

Amica Dall e John Bingham-Hall, componenti degli Assemble, il giovane collettivo vincitore del Turner Prize, saranno presenti a Torino la sera del 10 novembre per una conferenza pubblica promossa dalla Fondazione per l’architettura / Torino all’interno del ciclo di incontri Looking Around.

Gli Assemble, sono un collettivo londinese composto da 18 architetti, designer e artigiani, che a stento superano i trent’anni; vincono nel 2015 il Turner Prize, il prestigioso premio di arte contemporanea annuale riservato ad artisti britannici al di sotto dei 50 anni di età: è la prima volta che il riconoscimento è assegnato non nell’ambito delle arti visive strettamente considerate, ma ad un gruppo di architetti e inoltre gli Assemble sono i più giovani di sempre ad averlo ricevuto. Architettura, design, urbanistica e arti visive si integrano e dialogano negli interventi degli Assemble che sono orientati al recupero di edifici e di aree urbane degradate. Il progetto di riqualificazione urbana a Toxteth, Liverpool, che ha valso al collettivo il Turner Prize, è un esempio significativo del loro operato: l’area Granby Four Streets, in passato tristemente nota per la rivolta del 1981 e per politiche di pianificazione fallimentari che ne hanno determinato il progressivo abbandono, ora sta riscoprendo una nuova vitalità. L’intervento del collettivo si è basato sul coinvolgimento diretto della comunità, che ha partecipato anche alla fase di realizzazione, e ha portato alla ristrutturazione di alloggi, alla ridefinizione dello spazio pubblico e alla creazione di nuove opportunità di lavoro e imprenditoriali.

Abbiamo scelto di ospitare gli Assemble” afferma il presidente della Fondazione per l’architettura Alessandro Cimentiper la loro capacità visionaria: la trasformazione di una vecchia pompa di benzina in un cinema o la costruzione di un teatro sotto un cavalcavia sono esempi di una capacità di leggere il territorio, che consente ai progetti del collettivo di far emergere qualità in luoghi fatiscenti e di esaltare le specificità di edifici in stato di abbandono, anche attraverso usi temporanei. Gli interventi inoltre non hanno solo una valenza architettonica, ma al contrario, basandosi su una stretta relazione con gli abitanti, che sono parte attiva e propositiva nelle azioni, hanno una profonda ricaduta sociale. Ci è sembrato pertanto importante portare un’esperienza di questo genere in una città come Torino ancora alle prese con il passato industriale e con la necessità di una rigenerazione che passi attraverso procedure di coinvolgimento allargate e partecipative e non effetto di progetti calati dall'alto e presentati alla città come ‘splendidi oggetti fatti e finiti’; crediamo sarà una bella occasione per far nascere nuove idee e riflessioni tra gli architetti, i cittadini e gli amministratori per il futuro della città”.

Esemplificativo dell’approccio degli Assemble è il caso di Yardhouse (http://assemblestudio.co.uk/?page_id=212), un prototipo di nuovi spazi di lavoro a prezzi accessibili pensato per i creativi (in particolare designer e artisti). Commissionato e sostenuto dalla London Legacy Development Corporation, il progetto è stato realizzato nel 2014 ricorrendo a un budget ridotto; l’edificio è costituito da una semplice struttura in legno e da un sistema di rivestimento standard, che contrastano con l’unicità della facciata, interamente rivestita da piastrelle colorate a mano dagli architetti. Flessibilità e modularità sono le parole chiave che caratterizzano l’interno dell’edificio; distribuiti su due piani, gli spazi non hanno pareti fisse ma sono adattabili in funzione delle esigenze dei fruitori i quali possono scegliere se unire più unità indipendenti o introdurre nuove separazioni. Inoltre il complesso di Yardhouse è stato progettato e realizzato in modo da poter essere smontato e riassemblato altrove, a seconda delle necessità.

Adattabilità e mantenimento dei costi sono due criteri che hanno guidato gli Assemble anche nel disegno e nella realizzazione del Theatre on the Fly (http://assemblestudio.co.uk/?page_id=9), un teatro temporaneo disegnato e realizzato da Assemble su commissione del Chichester Festival Theatre, il teatro progettato da Philip Powell e Hidalgo Moya nel 1962, in occasione del 50° anniversario dalla sua inaugurazione. L’intervento degli Assemble è stato costruito all’interno del parco del Chichester Festival Theatre e per nove settimane ha ospitato un’intera stagione teatrale prestandosi come location sperimentale in cui sono andati in scena gli spettacoli di tre apprendisti direttori teatrali. A metà tra teatro all’aperto e teatro indoor, il Theatre of the Fly è stato pensato per adattarsi a diversi tipi di pubblico, da quello più raccolto delle performance di nicchia fino al pubblico più vasto delle rappresentazioni più conosciute, per il quale veniva utilizzato anche il parco circostante. Nel progettare il teatro, il collettivo si è ispirato alla parte più alta della torre scenica (in inglese flytower), ossia la struttura che sovrasta il palcoscenico in cui trovano posto i macchinari per la movimentazione e il sollevamento di oggetti e scenografie durante le scene; tutti meccanismi che gli Assemble hanno deciso di non nascondere alla vista degli spettatori, conferendo così un ruolo attivo all’edificio durante ogni esecuzione. Per la progettazione dell’opera sono stati organizzati tre workshop con il Chichester's Youth Theater, durante i quali sono stati esplorati spazi teatrali in tutto il mondo, mentre volontari tra i 16 e i 68 anni hanno contribuito alla realizzazione. Nonostante gli spazi generosi del teatro, i costi sono stati contenuti anche grazie alla scelta di materiali e tecniche economiche.

Il progetto Cineroleum (http://assemblestudio.co.uk/?page_id=2) inaugurato nel 2010 al civico 100 di Clerkenwell Road, a est di Londra, ha trasformato un distributore di benzina dismesso in un cinema; si tratta di un progetto sperimentale voluto dagli Assemble nell’auspicio di aprire la strada alla riconversione delle circa 4000 stazioni di servizio abbandonate del Regno Unito. Per la sua realizzazione sono stati utilizzati materiali di recupero: le poltroncine sono state ricavate dalle assi di ponteggi, vecchi banchi e sedie scolastiche hanno composto l’arredo del foyer mentre l'auditorium è stato racchiuso in un sipario in tivek – un tessuto sintetico molto resistente simile alla carta – che sollevandosi lascia ai passanti più curiosi la possibilità di sbirciare all’interno della struttura. I lavori sono stati realizzati artigianalmente grazie all’impegno di oltre 100 volontari con la guida di manuali di istruzione redatti durante il processo di prototipazione.

 

Un altro interessante caso è il Folly for a Flyover (http://assemblestudio.co.uk/?page_id=5), 2011, un centro temporaneo per eventi realizzato in mattoni in un luogo del tutto inaspettato: gli angusti e dimenticati spazi sottostanti i viadotti stradali del quartiere londinese di Hackney Wick. Con il suo tetto a punta che sbucava indifferente tra i guardrail delle due corsie dell’autostrada sovrastante, per nove settimane il Folly for a Flyovver ha ospitato un ricco programma culturale di proiezioni cinematografiche, performance incontri e workshop messo a punto da Assemble con associazioni e aziende locali, attirando un pubblico di 40mila persone tra residenti del quartiere, artisti e visitatori di tutta la città. Il processo di costruzione è stato organizzato in modo che tutti i volontari potessero contribuire alla realizzazione dell’opera, indipendentemente dall’età e dal livello di abilità. Le pareti inoltre sono state progettate per essere riutilizzate: alla fine delle nove settimane di eventi, sono state smontate e usate per creare nuovi impianti sportivi per una scuola locale.

L’incontro sarà introdotto dal presidente della Fondazione per l’architettura / Torino Alessandro Cimenti e, dopo la presentazione dei lavori, gli architetti ospiti converseranno con il moderatore Davide Tommaso Ferrando.

La partecipazione all’incontro è libera fino a esaurimento posti.

c.s.

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