È vero che i giovani sono disinteressati e poco coinvolti nei problemi sociali? È possibile pensare a un’educazione alla partecipazione civica e alla solidarietà? Quali sono gli indicatori di una cittadinanza attiva?
Sono solo alcune delle domande alle quali hanno tentato di rispondere, nel corso della loro ricerca, esperti appartenenti all’Istituto Universitario Salesiano di Torino e di Venezia e al CES – Centro di Educazione Superiore in Scienze Umane e Scienze dell’Istruzione “Don Bosco” – di Madrid.
Spesso, infatti, i giovani, di fronte alla necessità di una cittadinanza attiva e solidale, si pongono la seguente domanda: “Ma io che ci posso fare?”. In questo caso, “si possono individuare alcune parole chiave – ha affermato Christian Crocetta, professore stabile di Diritto presso lo IUSVE – ossia: 1) bolle e atomi, che ben descrivono il mondo in cui viviamo, una società “liquida”, “schiumosa”, nella quale gli individui sono come bolle che ogni tanto si incontrano casualmente, e anche utilitaristicamente, o come atomi che rimbalzano in una scatola e alle volte si incrociano: una società, quindi, che mette avanti prima l’io, poi l’altro; 2) comunità, quindi l’importanza di “essere assieme”, condividere, appartenere; 3) donare, inteso come atto capace di creare una relazione nuova, un legame, che prima non esisteva e che si basa su una reciprocità; 4) impegno e responsabilità, utili ai fini di un cambiamento”.
“Per diventare cittadini attivi, quindi – ha continuato – è necessario avere uno sguardo più attento e consapevole nei confronti dei bisogni delle altre persone, senza concentrarsi solo sul proprio interesse”.
“Questa zona – ha continuato la presidente della Circoscrizione 6, Carlotta Salerno – è una delle più vivaci della città, con un tessuto associativo e culturale di grande fermento, ma ha anche moltissimi problemi, di sicurezza, pratici, di decoro urbano, di identità e di cittadinanza, di condivisione di percorsi e di incontro, perché estremamente multiculturale: è un laboratorio continuo, e come tale ha tutti i suoi pregi, i suoi difetti e le sue fatiche”.
“Progetti come quello di oggi – ha continuato –, e che intraprendiamo fin dalle scuole elementari, hanno lo scopo di avvicinare alla cittadinanza e di coinvolgere gli studenti in questo tema: il rapporto con la cittadinanza attiva è, infatti, fondamentale, per noi, come pungolo, elemento di stimolo e di confronto costante, quindi c’è bisogno che vi siano amministratori e cittadini consapevoli e che, insieme, costruiscano il percorso migliore per il territorio di riferimento”.
Ha parlato di società attiva, infine, anche Guido Costanza, autista giudiziario del giudice Giovanni Falcone e sopravvissuto alla strage di Capaci del 23 maggio 1992, il quale, in un dialogo con il giornalista e scrittore Gianluca Versace, ha ricordato il dramma accaduto 25 anni fa e i momenti immediatamente precedenti all’attentato, sottolineando l’importanza del mantenimento della memoria. “Finalmente, nelle istituzioni, ho trovato una persona che mi ha ascoltato – ha spiegato – la dottoressa Giovanna Boda, direttore generale del Miur, che, dopo averle raccontato la mia versione dei fatti, mi ha chiesto scusa perché non sapesse della mia esistenza e mi ha inserito, così, nel mondo scolastico”.
“Ora, dunque – ha concluso – giro nelle scuole per raccontare una verità diversa rispetto a quella raccontata finora, ossia: ci sono altri responsabili”. “Abbiamo bisogno di una cittadinanza attiva: allora io continuo a parlare”.