L’11 novembre ha tradizionalmente sancito la chiusura del bilancio dell’annata agraria che quest’anno ha risentito prima delle gelate primaverili e poi della prolungata siccità. Quest’ultima ha avuto strascichi anche in autunno causando, in Piemonte, incendi nelle aree boschive, soprattutto nella provincia di Torino e Cuneo dove a bruciare sono stati circa 3 mila ettari.
Per quanto riguarda la produzione, a livello nazionale, si è registrato un calo per diverse colture: dall’olio al vino, dal miele alle mele fino ai funghi ed ai tartufi che sono praticamente introvabili. In Piemonte, dove si conferma il trend nazionale, a risentirne sono soprattutto le nocciole con un calo del 30%, il miele -70%, la frutta tra cui in particolare i kiwi con un -60%, il vino che ha fatto registrare -20%, i cereali autunno-vernini con il mais al -50% e le risorse foraggere da cui deriva l’alimentazione per il bestiame che hanno avuto un abbassamento del 30%. La siccità estiva ha messo a dura prova le colture a pieno campo come le insalate, il pomodoro da industria, le patate e i porri.
Nota positiva per la produzione di castagne in aumento dell’oltre il 15% rispetto alla campagna dello scorso anno, nonostante la siccità estiva. Sia la quantità sia la qualità erano state messe, oltretutto, a dura prova dal cinipede galligeno contro il quale è stata avviata una capillare guerra biologica che ha permesso ora di sconfiggerlo per cui ora la qualità è ottima. “Una situazione su cui ha inciso la lunga siccità che ha colpito non solo il Piemonte, ma tutta l’Italia ed anche le gelate di aprile-maggio che hanno creato criticità soprattutto sui comparti ortofrutticolo, vitivinicolo e cerealicolo", commentano Delia Revelli presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale.
"Sicuramente ottima, però, la qualità delle nostre produzioni poiché il caldo e l’abbondante sole estivo hanno consentito di far emergere tutte le potenzialità dei prodotti, dal vino, sempre più richiesto all’estero, al miele, dall’ortofrutta. Il rischio ora – proseguono Revelli e Rivarossa – può essere quello che, per sopperire al calo produttivo, arrivino prodotti di importazione ma spacciati per Made in Italy. Per questo consigliamo ai consumatori di fare attenzione alle etichette e di acquistare direttamente dai produttori presso la rete di Campagna Amica al fine di portare in tavola qualità, freschezza e genuinità, preservando la sicurezza alimentare”.
c.s.