Sanità - 14 gennaio 2018, 13:07

Arriva a Torino la chirurgia "bloodless", interventi senza emotrasfusioni

La novità introdotta dal Maria Pia Hospital

Arriva a Torino la chirurgia "bloodless", interventi senza emotrasfusioni

Una novità che sarà sicuramente gradita da molti pazienti. Il Maria Pia Hospital di Torino, l'ospedale di Alta Specialità accreditato dal Servizio Sanitario Nazionale, è centro di riferimento per la medicina e la chirurgia “bloodless” (senza sangue), che permette di ridurre ed evitare le emotrasfusioni durante gli interventi.
 
L’ospedale ha documentato una casistica di interventi bloodless di oltre vent’anni con un’esperienza iniziata in Cardiochirurgia e proseguita nelle altre discipline, applicata oggi ad esempio anche nella Cardiologia interventistica, in Chirurgia vascolare, Chirurgia generale e Ortopedia. 
Questo è possibile grazie a un team multidisciplinare che coinvolge chirurghi, anestesisti, un ematologo, perfusionisti e infermieri, che applicano la chirurgia mini-invasiva con una particolare attenzione al rispetto dell’integrità del paziente.

Il team è specializzato grazie ad una specifica formazione e all’applicazione di tecniche di attento “risparmio” del sangue: l’obiettivo è quello di evitare le emotrasfusioni nel percorso di cura perché – oltre a rispettare eventuali motivi religiosi del paziente – questo permette in generale migliori risultati e un recupero post-operatorio più rapido, come pubblicato dalla ricerca internazionale. Le metodologie applicate a Maria Pia Hospital sono allineate a quelle dei maggiori centri cardiochirurgici mondiali, primo fra tutti il DeBakey Heart and Vascular Center di Houston che promuove da anni un’esperienza “bloodless” che consente addirittura anche il trapianto di cuore e polmoni senza emotrasfusioni.
 
Che cos’è la chirurgia “bloodless”? E' arrivata all’attenzione della comunità scientifica internazionale nel 1977, quando Denton Cooley pubblica la propria esperienza al Texas Heart Institute di Houston su più di 542 pazienti cardiochirurgici che non accettavano l’emotrasfusione per motivi religiosi come ad esempio i Testimoni di Geova. L'adozione di programmi formali di PBM (Patient Blood Management), ovvero di ottimizzazione della “risorsa” sangue del paziente stesso, è un’indicazione specifica dell’Organizzazione Mondiale della Sanità da alcuni anni e del Ministero della Salute italiano, con dettagliate linee guida emanate più recentemente, ma ancora poco recepite dagli ospedali italiani in generale.

Maria Pia Hospital è all’avanguardia nell’applicazione di questi protocolli grazie a un’esperienza di oltre vent’anni che permette di ottimizzare una risorsa che è indubbiamente preziosa e non illimitata, che va quindi attentamente gestita.  I principi della medicina “bloodless” portano a compimento l’ottimizzazione della “risorsa” sangue, riducendo il ricorso stesso al sangue di donatore. In particolare l’équipe lavora in quest’ottica fin dalla preparazione all’intervento per prevenire e gestire l'anemia pre-operatoria, ottimizzare successivamente la coagulazione per ridurre il rischio di sanguinamento e infine promuovere un’ottimale emo-conservazione.

Molti studi clinici, tra cui lo studio del John Hopkins Medical Institution di Baltimore (Stati Uniti), dimostrano che la chirurgia “bloodless” comporta minori complicanze per il paziente rispetto alla strategia trasfusionale più ordinaria. I pazienti sottoposti a trasfusioni più frequenti infatti non presentano maggiori benefici rispetto a quelli trasfusi meno, o addirittura presentano più complicanze post-operatorie e un decorso post-operatorio più lento.

Massimo De Marzi

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