Attualità - 15 gennaio 2018, 07:07

Pendolarismo dei giochi e comparsa dei totem: le prime conseguenze negative della legge piemontese anti-slot

Diversi comuni hanno già inflitto le prime multe a coloro che non hanno provveduto a disinstallare le macchinette. Ve ne sono però altri che ancora non hanno iniziato i controlli

Pendolarismo dei giochi e comparsa dei totem: le prime conseguenze negative della legge piemontese anti-slot

È passato già un mese e mezzo dall’entrata in vigore della Legge Regionale Piemonte n. 9/2016 che vieta l’installazione delle slot machine a meno di 500 metri dai luoghi sensibili (il limite è stabilito a 300 metri nei Comuni con meno di 5mila abitanti). I primi effetti negativi sono già evidenti. Giorgio Pastorino, Presidente Nazionale del sindacato dei ricevitori STS, ha analizzato ai microfoni di Agimeg la questione commentando che l’approvazione della legge piemontese “ha aperto le porte all’illegale”.

Illustrando la situazione sul numero di slot attualmente disinstallate, Pastorino spiega che ancora non esiste un dato certo. Diversi comuni hanno già inflitto le prime multe a coloro che non hanno provveduto a disinstallare le macchinette. Ve ne sono però altri che ancora non hanno iniziato i controlli. Si tratta di una situazione attualmente alquanto disomogenea, ma del resto è ancora passato poco tempo dall’entrata in vigore della legge. “Tendenzialmente verrà rimosso il 90% delle slot machine. A dicembre 2016 ne erano state censite quasi 29mila, a spanne ne rimangono quindi circa 3-4mila”, precisa.

Alla domanda su quante delle 25mila macchinette tolte verranno rimpiazzate da macchine illegali, Pastorino risponde che, anche in questo caso, è impossibile una stima precisa, in quanto si stanno diffondendo ora. “Chiaramente, non troveranno posto in tutti i locali che hanno dovuto rimuovere le slot machine. I tabaccai ad esempio rischiano di vedersi revocare la concessione… la preoccupazione però è che una volta entrate sul mercato queste macchine, che non pagano le tasse e pagano al gestore un aggio nettamente superiore a quello degli apparecchi legali, ammesso che legge venga sospesa, sarà difficile ricollocare quelle legali. Ci vorrebbero controlli ogni giorno. Ma bisogna anche considerare che finché c’è una rete legale, i controlli possono essere mirati. Ma adesso occorre veramente andare esercizio per esercizio”.

Secondo il presidente STS le forze dell’ordine non potranno passare tutti i giorni a controllare locale per locale per controllare quanti giochi ci sono. “Giustamente hanno altro da fare… ci vorrebbero centinaia e centinaia di agenti che svolgono solo questa attività”.

La comparsa dei totem e il ritorno all’illegalità. Pastorino ha spiegato che al posto delle macchinette tolte si stanno già sostituendo totem molti evoluti che permettono di dedicarsi a qualsiasi tipo di gioco collegandosi a dei siti albanesi. “Sapevamo già che le macchine erano pronte, si aspettava solo di vedere se la legge del Piemonte entrava in vigore, o c’era qualche ritardo. Stiamo andando verso il ritorno all’illegalità, un passo indietro molto importante. Abbiamo cercato per mesi di spiegarlo alle autorità piemontesi, non siamo stupiti di quello che sta accedendo. Piuttosto, siamo dispiaciuti che non ci abbiano tenuto in considerazione”.

Sulla stessa lunghezza d’onda il commento di Raffaele Curcio, presidente di Sapar, che come si legge su Gaming Report ha valutato negativamente gli effetti della legge regionale sul Gap del Piemonte “ad apparecchi spenti gli incassi sono pari a zero; di conseguenza le aziende chiudono e i dipendenti vengono licenziati. Questi dati non sono passibili d’interpretazioni, ma rispecchiano la realtà dei fatti. La legge Regionale n. 9/2016 ha incrementato la disoccupazione, ridotto le entrate erariali e istigato i giocatori a rivolgersi alle offerte di gioco virtuali, magari illegali e in mano alla criminalità organizzata. Insomma, un bel servizio all’intera comunità".

Pastorino ha confermato che si sta assistendo ad un pendolarismo dei giochi: i giocatori che abitano nelle zone di confine stanno prendendo l’abitudine di recarsi nelle regioni vicine per giocare. Inoltre, nelle poche sale rimaste aperte c’è la fila. “Qualche sindaco se n’è lamentato, ed è una cosa che onestamente fa sorridere. I politici dovrebbero capire che fino a quando c’è domanda di gioco, ci sarà anche un’offerta, legale o illegale che sia”, ha concluso.

 

c.s.

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