L’altro giorno, passando da quelle parti, mi sono fermato casualmente davanti al Palazzo del Nuoto, moderna struttura progettata dagli architetti Isozaki, Maggiora, Brizio e inaugurata nel maggio 2011. Guardandolo, mi sono affiorati alla mente vecchi ricordi.
La piscina è dirimpetto allo ‘Stadio Olimpico Grande Torino’, l’ex Stadio Comunale, costruita dove fino a pochi anni fa sorgeva il ‘Campo Sportivo GianPiero Combi’, per tutti ‘Il Combi’.
Il ‘Campo Sportivo Juventus’ , inaugurato nel 1943, venne dedicato, dopo quasi tredici anni, a GianPiero Combi, il pluriscudettato portierone bianconero e capitano dell’Italia Campione del Mondo.
Il luogo mantenne la sua ‘sacralità’ per migliaia di tifosi juventini che lí hanno assistito alle gesta dei molti ragazzi delle giovanili e agli allenamenti della prima Squadra.
L’atmosfera d’antan respirata attorno a quel lembo di terreno sito alle spalle dei Poveri Vecchi, era decisamente unica. Indimenticabile.
I giocatori, arrivati a ridosso dell’allenamento sulle loro auto, parcheggiavano entrando dalla porta carraia della Curva Filadelfia, dove il solito capannello di tifosi assiepato attorno al bar interno li attendeva con ansia discutendo spesso sulle loro capacità calcistiche.
Uscendo dall’auto, si infilavano velocemente negli spogliatoi dello Stadio Comunale, uscendo pochi minuti dopo in tenuta d’allenamento.
Seguiva quindi l’attraversamento di via Filadelfia, per poi calpestare il terreno del Combi, pronti a smaltire quelle tossine che si sarebbero tramutate, di lì a poco, in quel sudore frutto del sacrificio.
I pochi metri che separano l’antistadio al Combi erano percorsi spesso tra i tanti tifosi, ansiosi di far sentire il loro affetto, di immortalare con fugaci scatti fotografici il loro volto insieme a quello dei propri idoli, di vedersi tributare una dedica sulle foto acquistate da improvvisatisi ambulanti posti a ridosso del muro di cinta del Comunale, o adiacenti il cancello dello stesso campo d’allenamento.
Uno spazio da percorrere che, per tecnico e allenatore, sembrava non finire mai, quando urla e cori astiosi accompagnavano i loro passi durante le contestazioni, per tramutarsi in camminate gloriose dopo eventi vittoriosi.
Lì si caricava la squadra prima di ogni Derby, e la tribuna dirimpetto il terreno di gioco, diventava improvvisamente troppo piccola per contenere la folla entusiasta.
Nelle mattine in cui, ancora studenti, tagliavamo da scuola, due erano i luoghi dove eri sicuro di ritrovare i molti amici di sempre: l’Impera e il Combi.
Nelle settimane precedenti gli impegni importanti della Juve, il Combi era una scelta quasi obbligata, surclassata solo nelle giornate uggiose, dai bigliardi dell’Impera, la sala adiacente via Roma, all’epoca la più frequentata dagli studenti in città.
Il Combi era uno dei ritrovi prediletti dalla ‘juventinità’, lì si respirava in bianconero, ci si caricava di andrenalinica tensione a ridosso delle partite.
Alle prime ore del mattino delle partite ‘che contavano’, quando ancora buona parte della città dormiva o, ancora sonnolente, aspettava la fumata della prima caffettiera, molti giovani si trovavano a ridosso della carraia al civico di Via Filadelfia 88, spesso dando una sbirciatina nel Combi, dove era solita giocare una delle squadre delle giovanili bianconere.
Il colore di quelle maglie era l’anticipazione cromatica di quello a cui si sarebbe potuto assistere poche ore dopo. Come sempre, il buon giorno si vede dal mattino e se l’alba si tingeva di bianconero, non avevamo remore: avrebbe irradiato d’immenso e di gloria la giornata calcistica. Succede così dal lontano 1897.