Eventi - 09 marzo 2018, 07:00

“Anche le statue muoiono”, una grande mostra sul futuro del patrimonio culturale

Museo Egizio, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Musei Reali e CRAST uniti per riflettere sulla conservazione e sulla distruzione, da Daesh in giù. Christian Greco: “Conoscere la biografia dei reperti per tutelarli”

“Anche le statue muoiono”, una grande mostra sul futuro del patrimonio culturale

Quattro importanti enti culturali torinesi riflettono sul tema del patrimonio artistico, nell’anno che il Consiglio d’Europa ha deciso di dedicare al tema, che pur avendo una dimensione continentale tocca in maniera rilevante il nostro Paese. Secondo un’indagine europea, infatti, gli italiani che dicono di vivere vicino al patrimonio culturale del Paese sono il 67%, mentre in Svezia si sale all’87%. È evidente, quindi, che la percezione sia un aspetto importante del valore culturale di musei e arte in generale.

Apre stasera, 8 marzo, la mostra diffusa “Anche le statue muoiono”, tra Museo Egizio, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Musei Reali e CRAST – Centro di Ricerche Archeologiche e Scavi di Torino. Un itinerario che costruisce un dialogo stretto fra arte antica e contemporanea, ma compone anche un percorso all’interno della città. Le esposizioni saranno visitabili fino al 9 settembre al Museo Egizio. Alla Fondazione Sandretto, invece, l’esposizione chiuderà il 29 maggio mentre ai Musei Reali proseguirà fino al 3 giugno.

Opere contemporanee accanto a reperti archeologici. E già dall’immagine guida di “Anche le statue muoiono” emerge la forza di questo dialogo. Si tratta di un celebre scatto di Mimmo Jodice, tratto dall’opera “Anamnesi”, che mostra il volto di pietra di una statua vittima del tempo e della storia. Il progetto scientifico alla base della mostra – diffusa tra Egizio, Sandretto e Musei Reali – è stato curato da Irene Calderoni, Stefano de Martino, Paolo Del Vescovo, Christian Greco, Enrica Pagella e Elisa Panero. I temi sono tre: distruzione del patrimonio, potere delle immagini e ruolo dei musei.

Tra i partner c’è anche la Consulta di Torino.

Cosa troviamo in mostra? All’Egizio, nella sala dedicata a Khaled al-Assad, direttore del sito di Palmira ucciso dall’Isis, si trovano nove volti fotografati da Mimmo Jodice in dialogo con i volti spezzati dei governatori della XII dinastia egizia. Ma ci sono anche gli scatti del CRAST a Ninive. Ed è la prima volta che l’Egizio si apre all’arte contemporanea. Una scultura di Mark Manders apre il percorso alla Sandretto, dove si trovano anche opere di Simon Wachsmuth e Lamia Joreige, dedicata al Museo Nazionale di Beirut. Nel Salone degli Svizzeri di Palazzo Reale, poi, compare, fra gli altri allestimenti, l’istallazione di Mariana Castillo Deball.

“Riflettiamo, quindi – ha affermato Christian Greco, direttore del Museo Egizio – su cosa sia la cultura materiale. Quindi qual è il ruolo dei musei in tutto ciò? Ci risponde l’articolo 9 della nostra Costituzione: la ricerca. I musei devono raccontare la storia dei reperti per tutelarli. Daesh ha potuto operare grazie all’ignoranza e al fatto che quei reperti non fossero più radicati nel tessuto sociale”. A fine maggio, peraltro, un simposio con diversi studiosi internazionali si occuperà, a Torino, di riflettere sul ruolo dei musei. Dell’evento sarà partner Intesa Sanpaolo con il programma “Restituzioni”.

“La collaborazione tra enti – ha commentato Evelina Christillin, presidente del Museo Egizio – non è scontata nell’arte contemporanea. Si dice che Torino sia in decadenza dal punto di vista culturale, ma non è vero”. Il tema che emerge riguarda soprattutto la distruzione del patrimonio artistico, salita alla ribalta delle cronache negli ultimi anni, a causa delle devastazioni prodotte dal Daesh anche in campo culturale.

 

“Questo – ha aggiunto Patrizia Sandretto, presidente della sua fondazione – è un tema molto sentito dagli artisti contemporanei, che parlano di temi di stringente attualità come la conservazione del patrimonio”. “Puntare l’attenzione su questo – ha sottolineato Enrica Pagella, direttrice dei Musei Reali – significa dire che il patrimonio non è un dato ma un processo che si sviluppa nel tempo. Dobbiamo comprendere che non tutto ciò che diamo per scontato lo sarà per sempre”.

Paolo Morelli

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