L'adolescenza: periodo complicato dello sviluppo umano, ricco di contraddizioni, paure, turbamenti. E anche passaggio fondante dell'avvicinamento alla vita adulta, momento decisivo per saldare una forma mentis che determinerà scelte future, comportamenti, opinioni.
Ma, soprattutto, l'adolescenza è una realtà fisica e concreta da conoscere, ascoltare, affiancare, perché solo così si crea una sinergia proficua all'interno delle comunità educante, a sua volta emanazione di una città che offra servizi alla persona.
Se ne è parlato al convegno annuale di Aria, il progetto del Comune di Torino aperto nel lontano 1992 per dare risposte ai giovani rispetto a disagi o difficoltà incontrate nel loro cammino quotidiano. Una équipe composta da un gruppo di lavoro multidisciplinare, in cui tante figure professionali differenti collaborano nell'offrire supporto ai ragazzi, ampliando di anno in anno la proposta di azioni e iniziative di gruppo.
Il convegno vuole essere un confronto, un sunto su quanto il progetto sta attualmente portando avanti. “Comunità, relazioni e processi di crescita. L'adolescenza interroga gli adulti”: questo il tema della giornata, che ha visto lo svolgersi di workshop incentrati su tre emozioni caratteristiche dell'adolescenza e comunemente giudicate negative (rabbia, tristezza, noia), e l'intervento di diversi relatori, tra psicologi, docenti e medici specialisti (Paola Isabello, Alberto Pellai, Marco Bianciardi, Oriana Elia, Giuseppe Manno, Andrea Degrandi, Antonella Bompard). Hanno aderito ai gruppi di lavoro alcune classi dei licei Passoni e Cottini di Torino.
“Quando abbiamo vinto il bando per il progetto Aria”, racconta Annamaria Battista, presidente della cooperativa Terzo Tempo e project manajer del Centro d'ascolto, “si è subito spalancato di fronte a noi un vasto orizzonte di opportunità. La realtà coprogettuale è importantissima, specie in un luogo in cui l'ascolto è l'azione fondamentale”.
“Crediamo in questo progetto – prosegue – perché vede l'adolescenza come un risorsa, non solo come una fase problematica e difficile. E per questo bisogna sempre considerare ogni ragazzo contestualmente alle tante relazioni che intreccia, all'ambiente in cui è inserito”.
Si è discusso a lungo sul concetto di comunità educante, che permette la realizzazione di processi di confronto e dibattito, elevando i valori di partecipazione e riconoscimento, rendendo il legame con l'altro un puro desiderio di conoscenza e reciprocità. In una comunità del genere, ogni attore è chiamato a lasciare da parte la propria individualità, per rimettersi all'attività relazionale, alle dinamiche d'insieme.
Un concetto, quello di gruppo collaborativo, in cui crede molto l'assessore comunale al Welfare Sonia Schellino: “Una volta le istituzioni facevano tutto da sole – ha dichiarato – mentre ora si fanno aiutare sempre di più dal terzo settore. È un arricchimento avere a che fare con persone il cui lavoro ha una forte valenza a livello sociale. E il convegno di oggi è un'occasione preziosa per restituire alla città il riepilogo di un lavoro svolto con costanza e determinazione. Perché i giovani non devono essere mai lasciati soli, ma accompagnati sempre, anche lavorando sugli stati d'animo che per loro sono apparentemente negativi o dannosi”.
Ancora una volta, quindi, l'ascolto prima di tutto. “La città ha davanti a sé una massa di cittadini che chiedono di essere ascoltati”, spiega Claudio Foggetti, responsabile di Aria per il Comune di Torino. “Le risposte alle domande che i giovani pongono vanno date non in modo preventivo, ma durante il percorso di formazione che si fa con loro, seguendo con attenzione i processi di cambiamento generazionale. Solo così si può aiutare un qualsiasi adolescente a preservare il proprio destino”.