7000 anni di arte dell’Oriente in una mostra. È quanto si può scoprire al Mao visitando “Orienti”, l’esposizione, che inaugura oggi, giovedì 19 aprile, mettendo insieme le collezioni del museo torinese e del Museo delle Civiltà di Roma.
L’esposizione sarà visitabile fino al 26 agosto. In totale sono circa 180 opere in arrivo dalla Capitale, al fine di costruire un percorso di scoperta delle eccellenze asiatiche provenienti da regioni poco rappresentate nella realtà torinese. Si trovano, infatti, reperti dallo Yemen, come la testa funebre in alabastro del I secolo A.C. parte di una serie di oggetti la cui collocazione è stata individuata nel 1947, con la missione di Ahmed Fakhry.
Ma ci sono oggetti achemenidi, sasanidi e in un generale una vasta produzione dell’altopiano iraniano, immenso territorio che, nel corso dei millenni, ha subito dominazioni e influenze da numerose culture e che, oggi, costituisce un patrimonio inestimabile di arte e storia. Al Mao è esposta, per la prima volta, una serie di elementi di cintura, che risalgono al VI-VII a.C. e che escono dai magazzini del museo romano per la prima volta.
Lo straordinario reperto è posizionato di fronte a una stele in arrivo da Palmira. Quest’ultima, come ha precisato Marco Biscione, direttore del Mao, è stata già esposta in diverse occasioni, non rappresenta quindi una novità, ma è stata inclusa in questa mostra per ciò che, negli ultimi anni, è diventata. L’opera, infatti, arriva da Palmira, una delle più importanti città siriane durante la dominazione romana, il cui sito archeologico, di straordinario valore, è stato completamente distrutto dalla furia del Daesh. La stele conservata a Torino è uno dei pochissimi oggetti provenienti dalle rovine di Palmira ancora in circolazione.
“Questa è una mostra importante – ha commentato Francesca Leon, assessora alla cultura del Comune di Torino – perché integra la collezione del Mao con quella del Museo delle Civiltà di Roma. I reperti, qui, costruiscono un dialogo tra le collezioni orientali più importanti delle due città”.
“Quest’anno – ha aggiunto Marco Biscione – il Mao compie dieci anni e in questo tempo è cresciuto. Nella mostra ci sono oggetti di vario genere, ma quello che ci lega di più a Roma è la ricerca. Alcuni reperti, poi, tornano insieme proprio in questa mostra. Dopo i ritrovamenti, infatti, furono divisi nel 1963, quando una parte, da Roma, fu inviata alla Gam di Torino per una mostra, per poi rimanere in questa città. Qui vedrete un genere di arte orientale che non è tradizionale”.
Lo comunica, sin da subito, l’immagine guida della mostra, una testa dai tratti che ricordano le opere di Modigliani. A “Orienti”, in effetti, si scoprono gioielli, ceramiche, oggetti di vario utilizzo e diversi materiali, a ricomporre una piccola storia dell’Asia centrale.
Come da tradizione, poi, il Mao accompagna alla mostra una serie di incontri, che prenderanno il via l’8 maggio, alle ore 19, con “I viaggi del Mao”. Fra gli altri incontri, l’11 maggio è in programma un reading di Edward Said (ore 21) in collaborazione con il Salone Internazionale del Libro.










