"Non sono io che parlo all'ingrediente, ma è lui che parla a me. Ha un linguaggio proprio e, attraverso di lui, ottengo ciò che voglio dall'ingrediente stesso".
È il pensiero del noto chef Antonino Cannavacciuolo, che oggi pomeriggio, giovedì 10 maggio, nel corso della prima giornata dell'edizione numero 31 del Salone Internazionale del Libro di Torino, ha presentato il suo ultimo libro di ricette, "I menù d'autore".
Ancora, "la tradizione non esiste se non c'è l'ingrediente giusto: è questo a delineare la tradizione". Tuttavia, ha continuato, "anche l'innovazione e il gioco con la tradizione è fondamentale: fa parte della vita e ciò non significa stravolgere la memoria".
Un libro di ricette particolare, dunque, soprattutto per quanto concerne la struttura con cui le stesse sono state organizzate. Per esempio, emerge con chiarezza il rapporto che sussiste tra il nord e il sud d'Italia, affrontato in un menù dagli accostamenti peculiari - che vede, tra gli altri, un accostamento tra cremoso all'arancia e zuppetta di panettone.
"In questo libro - ha chiosato lo chef - parto da lontano: per me, la ristorazione è rappresentata dall'immagine dell'oste che accoglie gli avventori a braccia aperte. Io voglio essere l'oste che dà il benvenuto ai propri clienti: perché ho rispetto di questi ultimi, sempre al primo posto, nelle loro molteplici declinazioni gustative".