Economia e lavoro - 15 maggio 2018, 07:28

L'artigianato continua a soffrire: il numero di aziende cala più del ritmo piemontese

Il dato del primo trimestre è di -0,73%. Soffrono soprattutto le costruzioni. Dardanello: "Un campanello d'allarme che non si può ignorare"

L'artigianato continua a soffrire: il numero di aziende cala più del ritmo piemontese

Ancora numeri in calo, per l'artigianato piemontese. Lo confermano anche i mesi che hanno aperto questo 2018 e che hanno visto - tra gennaio e marzo - un calo parallelo a quello registrato dal sistema produttivo nel suo complesso.
Il dato parla di una diminuzione dello 0,73% (superiore al -0,60%) delle aziende piemontesi totali. In frenata rispetto allo stesso periodo degli anni precedenti, ma comunque un dato non confortante. “Il tessuto artigiano piemontese vive un momento di debolezza e fragilità in tutti i territori provinciali e nei principali settori produttivi. Questi dati sono un campanello d’allarme che non possiamo ignorare e al quale dobbiamo rispondere intensificando gli sforzi per sostenere le imprese artigiane, attraverso il microcredito, i servizi di accompagnamento all’internazionalizzazione e di supporto all’innovazione”, commenta Ferruccio Dardanello, Presidente di Unioncamere Piemonte.

Più nel dettaglio, nei primi tre mesi del 2018 sul territorio piemontese sono nate complessivamente 2.690 imprese artigiane. Al netto delle 3.568 cessazioni (valutate al netto delle cancellazioni d’ufficio), il saldo appare ancora una volta negativo per 878 unità, una dinamica che porta a 118.472 lo stock di imprese artigiane complessivamente registrate a fine marzo 2018 presso il Registro imprese delle Camere di commercio piemontesi.

Anche nei primi tre mesi del 2018, la crescita si è manifestata solo per le forme più strutturate (società di capitale), che hanno mostrato, nel periodo in esame, un tasso di crescita positivo (+1,90%). A soffrire sono state soprattutto le ditte individuali e le società di persone, che hanno realizzato una flessione, rispettivamente, di -0,81% e -1,07%. 

A livello di settori, la difficoltà sembra abbastanza trasversale: dalle costruzioni, che mostrano un dato negativo di -1,09% ai cosiddetti altri servizi, a cui appartengono circa 1 su 4 delle imprese artigiane piemontesi, che registrano la flessione meno intensa (-0,29%). 

Analizzando invece la distribuzione geografica, le province più in difficoltà sembrano essere Biella (-1,53%), Alessandria (-0,95%) e Verbania (-0,79%). Mentre vanno meno un po' meglio Torino (-0,69%), Vercelli e Cuneo (entrambe -0,67%), quindi Novara e Asti (rispettivamente -0,63% e -0,42%).

" I dati forniti oggi da Unioncamere confermano quello che noi diciamo da tempo - è il parere di Dino De Santis, presidente di Confartigianato Torino - per gli artigiani la crisi non e' finita e la ripresa non si vede. Occorre uscire al più presto da questa situazione di instabilità politica. Auspichiamo che il nuovo governo metta le richieste delle mpmi tra le priorita' della sua agenda: meno tasse, meno burocrazia, fisco più leggero. In una parola: più attenzione all' Italia che produce. Speriamo che questi dati suscitano una risposta anche da chi amministra Torino. E' ora di uscire dallo stallo che la sta caratterizzando".

Massimiliano Sciullo

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