Eventi - 01 giugno 2018, 11:09

La Pace, di Aristofane, va in scena con il gruppo di teatro del liceo Botta di ivrea

Appuntamento per martedì 5 giugno alle 21 presso il teatro Giacosa

La Pace, di Aristofane, va in scena con il gruppo di teatro del liceo Botta di ivrea

Il gruppo di teatro classico del Liceo Botta “Le voci di Dioniso” presenta La Pace, di Aristofane, con la regia di Tommaso Massimo Rotella martedì 5 giugno 2018 alle ore 21.00 presso il teatro civico “Giuseppe Giacosa” di Ivrea.
La lapide dei caduti del Liceo Botta durante la Prima guerra mondiale ci ricorda il costo delle guerra, ferite insanabili negli affetti familiari e sociali di allora, come sempre.  Saranno gli spiriti dei ragazzi caduti del Botta ad emergere e interagire con un classico come La Pace di Aristofane.

Ad Atene la guerra del Peloponneso imperversa e la Grecia è provata dal protrarsi di questa guerra infinita. Trigeo, vignaiolo dell'Attica, esausto per le tribolazioni patite, si risolve a tentare di incontrare le divinità olimpiche per chiedere loro la liberazione della Pace, ossia la dea Eirene, che permetta la cessazione delle ostilità tra Atene e Sparta. Vola così verso il cielo a cavallo di uno scarabeo stercorario (una parodia di alcuni temi trattati nelle tragedie). Tuttavia il viaggio riserva una triste sorpresa: gli dei hanno abbandonato i cieli di Grecia, disgustati dalla cattiveria umana. Ad annunciarglielo è Ermes, l'unico ancora rimasto perché custode delle masserizie. Trigeo assiste alle azioni del gigante Polemos e del servo Tumulto, due tipacci che hanno sequestrato la Pace in un antro custodito da enormi macigni e si accingono a maciullare le poleis greche in un mortaio. Tale mortaio non può peraltro essere utilizzato a causa della mancanza di un pestello, ovvero un uomo capace, un bel mestatore, in grado di trascinare le poleis in una lotta fratricida. Uomini del genere un tempo abbondavano in terra di Grecia: Cleone l'ateniese, per esempio, oppure Brasida, il pestello spartano. Ma entrambi sono ormai morti. Trigeo, appresa la notizia, capisce che è il momento favorevole per agire, ossia chiamare a raccolta tutti i greci e, insieme, liberare Eirene dalla sua prigione. Ne nasce una sequenza di equivoci alla fine dei quali, tra i popoli dell'Ellade, solo i contadini danno prova di possedere le doti di concordia necessarie a reggere l'impresa. Ma alla fine i macigni sono rimossi e la Pace può riemergere dalle viscere della terra, con gran dispiacere di mestatori mercanti di armi. Regge in braccio il piccolo Pluto, simbolo dei beni che si possono trarre dalla natura e si accompagna ad Opora, la stagione del raccolto, e a Teoria, la Festa. Trigeo e Opora scatenano la gioia di tutti, manifestando, a sorpresa, l'intenzione di sposarsi. La scena si chiude allora con un komos nuziale condito da lazzi salaci, oscenità e piccanti allusioni. Non si venderanno più armi, non si vestiranno più elmi, né si mangerà più cacio e cipolle, e la vita non si consumerà più in terribili guerre.

c.s.

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