Cultura e spettacoli - 11 giugno 2018, 13:16

Nuovo progetto di ricerca di RecuperiamOli con l'Università di Torino

Per trasformare l'olio scartato in cucina in sapone

Nuovo progetto di ricerca di RecuperiamOli con l'Università di Torino

E’ la nuova sfida a cui stanno lavorando insieme l’Università degli Studi di Torino e l’azienda MPoli di Alba con il suo progetto RecuperiamOli, diventato in cinque anni il più grosso servizio di raccolta dell’olio vegetale esausto del Piemonte.

Martedì 5 giugno, i primi risultati sono stati presentati a Torino nell’ambito del Festival dello Sviluppo Sostenibile alla presenza delle consigliere della Città metropolitana Anna Merlin e Silvia Cossu e del presidente Amiat Christian Aimaro. Dopo la sottoscrizione dell’Agenda 2030 da parte dell’Assemblea generale dell’Onu, il Festival vuole promuovere e diffondere i temi legati ai 17 obiettivi da raggiungere.

"Un progetto ambizioso – ha spiegato il professor Dario Padovan del dipartimento Culture politica e società – che per la prima volta vede coinvolte anche le università. Tra le iniziative organizzate a Torino, oggi abbiamo voluto porre l’attenzione sull’olio esausto, ancora troppo spesso non considerato come una risorsa preziosa, con un peso sia dal punto di vista ambientale sia economico".

"Da una goccia d’olio una bolla di sapone» è il nome del progetto di ricerca: in prima linea le docenti Elena Ugazio, dipartimento di Scienza e tecnologia del farmaco, e Claudia Barolo, dipartimento di Chimica. Tre le tesi di studenti in corso d’opera sul tema. «L’olio avanzato in cucina può essere trasformato in sapone? Certo – hanno dichiarato le ricercatrici - La saponificazione è una reazione chimica semplice, già i nostri anziani producevano detergenti con il grasso del maiale. Nei nostri laboratori abbiamo prodotto sapone solido e liquido, con risultati stabili nel tempo e ripetibili per quantità sempre maggiori. Perché diventi realtà, però, occorre studiare a fondo i campi di applicazione, valutarne l’efficacia detergente, fare test eco-tossicologici, standardizzare il processo di produzione". A monte, inoltre, occorre ancora cambiare il comportamento delle persone.

Il progetto RecuperiamOli, premiato da Legambiente come esempio di economia circolare, è oggi attivo nelle province di Cuneo ed Asti e in alcune zone del torinese, un servizio gratuito per comuni, consorzi, cittadini e attività commerciali, in grado di autofinanziarsi. L’olio è un rifiuto dannoso per l’ambiente e molto costoso da depurare (2,30 euro per ogni chilo). Si stima che in Italia ogni anno siano 280mila le tonnellate di olio alimentare di scarto: di queste solo 65mila vengono recuperate, il 23% circa. Il Piemonte, nel 2015, rappresentava solo lo 0,9% del dato nazionale.

"Siamo nati nel 2012 – ha raccontato Massimo Perletto, amministratore Mpoli e ideatore del progetto RecuperiamOli - e dall’anno successivo raccogliamo olio vegetale esausto, fornendo a consorzi e comuni un sistema efficace di raccolta abbinato a una massiccia campagna di informazione, a partire dalle scuole. Oggi l’olio ripulito nel nostro stabilimento di Piobesi d’Alba viene comprato per essere trasformato in biodisel. Un buon passo per l’ambiente che, però, non rappresenta il futuro. La produzione di saponi e detersivi significa poter trasformare un rifiuto inquinante in un prodotto non solo detergente ma anche biodegradabile".

Una buona pratica, quella della raccolta e del riciclo dell’olio alimentare scartato in cucina (fritture, conserve, ecc.) a cui la città di Torino guarda con interesse, come hanno sottolineato le consigliere Merlin e Cossu. Christian Aimaro, presidente Amiat: "A Torino oggi l’olio può esser conferito nei nostri ecocentri oltre che presso alcuni supermercati per iniziativa di privati - ha dichiarato -. Negli ultimi tre anni sono state raccolte 25 tonnellate all’anno e ora partiremo con una sperimentazione in due circoscrizioni con l’obiettivo di creare un sistema omogeneo e capillare".

c.s.

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